Dai livelli alla fuga dei cervelli il passo è breve
Questa è la storia di un giovane ticinese, che sta terminando con successo un dottorato di ricerca in una rinomata università internazionale. Motivo di orgoglio per il Cantone, in tempi non sospetti è stato trattato come un fallimento. Non avendo ottenuto i livelli A, dalle scuole medie in poi non ha potuto iscriversi al liceo. Scartato dal sistema pubblico, ha avuto la fortuna di potersi rivolgere al privato per conseguire la maturità scientifica, evoluta in studi universitari avanzati. Non si tratta di un caso isolato: purtroppo, però, non tutti hanno un lieto fine come questo.
Si innesca un circolo vizioso già nella prima adolescenza, quando sono i livelli a determinare il futuro di uno studente. L’estrema conseguenza? Relegare il nostro cantone al ruolo di pessimo datore di lavoro per i giovani più ambiziosi e promettenti.
A 11-12 anni, non tutti hanno raggiunto maturità e consapevolezza tali da permettere il buon esito degli studi. C’è chi sceglie un percorso professionale. Molti, però, avrebbero ambizioni che non possono concretizzare. Chi vorrebbe frequentare il liceo, ma ne è escluso, rinuncia con rabbia e frustrazione. Sono pochi quelli che cercano valide alternative in loco. La conseguenza? L’inizio di un percorso internazionale che, in molti casi, conduce definitivamente fuori dai circuiti del nostro Cantone.
Alcuni ce la fanno: frequentano il liceo e poi una delle università nazionali, magari fuori Ticino. Molti, terminati gli studi, non vi tornano: troppo asfittica l’offerta lavorativa e troppo bassi gli stipendi rispetto alla media nazionale, come documentano numeri e fatti. I giovani de Il Centro stanno denunciando questo problema da tempo e di recente si sono fatti latori di una interessante proposta per favorire il «rientro dei cervelli».
La selezione verso il basso, messa in atto da un sistema che fin dalle scuole medie privilegia i percorsi precocemente professionalizzanti, si ritorce paradossalmente contro i datori di lavoro che incontrano difficoltà quando cercano altri profili. Spesso, a causa degli stipendi «al ribasso», ci si rivolge oltre confine per soddisfare la propria domanda. Nel contesto del frontalierato ticinese, aumentano esponenzialmente i «colletti bianchi» di formazione universitaria - ingegneri, economisti, medici e così via.
I livelli non vanno demonizzati: in passato sono stati utili allo sviluppo del sistema scolastico. Oggi andrebbero ripensati, come l’intero sistema, in un’ottica più moderna, flessibile e attenta sia al mercato del lavoro, che alle esigenze degli studenti.
Michele Sagramoso, candidato al Gran Consiglio per il Centro