Opinione

Divario tra Nord e Sud del mondo

L'opinione di Pedro Ranca Da Costa, già collaboratore dell’Ufficio per l’integrazione degli stranieri
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Red. Online
22.04.2022 16:11

L’Africa è il continente più bello, affascinante, misterioso e sensibile al mondo, ma è il continente in cui il colonialismo europeo ha mostrato il suo lato peggiore. L’Africa è stata sfruttata unicamente come una miniera di risorse naturali, non è mai avviato dagli europei un processo di sviluppo delle istituzioni politiche e sociali, come invece e stato fatto in altri paesi come l’India o America Latina.

Sicuramente, ed è un dato di fatto il colonialismo ha sfruttato in maniera ignobile l’Africa (e non solo l’Africa), sia di risorse umane e sia di materiali.

Quali sono le cause fondamentali di sottosviluppo, in Africa subsahariana.

1) La religione animista, che tiene l’africano, anche istruito e modernizzato nel livello di vita, prigioniero di superstizioni venefiche, malocchio, tabù, timore di vendette, culto degli spiriti con violenze e crudeltà inaudite anche sull’uomo.

2) L’analfabetismo e la mancanza di scuole. In media gli analfabeti sono sul 40 per cento degli africani e con gli «analfabeti di ritorno» si supera il 50. In molti villaggi dell’Africa rurale le scuole in genere valgono poco, spesso con 60-80 alunni per classe, senza libri, quaderni, strumenti didattici. Lo stesso si può dire della sanità.

3) Il tribalismo e la corruzione ad ogni livello della vita pubblica, fino ai minimi livelli. Il potere politico e ogni altro potere pubblico sono in genere intesi come occasione per arricchirsi e aiutare la propria famiglia, il villaggio, l’etnia.

4) I militari sono la prima casta di potere, controllano la politica e l’economia, abusano della forza in tanti modi (anche facendo guerre tribali o territoriali), sono implicati in commerci illegali a favore di importatori stranieri, eccetera.

Perché è il continente più povero?

Per questo motivo all’uscita dalla colonizzazione tutti gli stati africani si sono ritrovati a fare i conti con un’economia arretratissima, ferma in sostanza all’età della pietra, basata esclusivamente sull’agricoltura e la pastorizia in mondo ormai economicamente molto più sviluppato. L’ingresso nel mercato mondiale ha rovinato l’economia africana, che per secoli si era retta sui meccanismi tradizionali di equilibrio tra popolazione e disponibilità delle risorse. Tutt’oggi i paesi più ricchi sfruttano il debito dei paesi africani per avere concessioni nello sfruttamento delle risorse più preziose, delle materie prime. Si sono accaparrati le risorse naturali e hanno persino schiavizzato e deportato intere popolazioni.  Oggi i proprietari delle risorse africane sono perlopiù multinazionali estere. L’accesso ai beni primari è garantito da regole simili a quelle «occidentali»: se hai soldi ti do da mangiare sennò, nisba. La popolazione dei paesi in via sviluppo trae pochi benefici, perché ciò che producono le multinazionali viene esportato. La potenza delle multinazionali a volte è così rilevante che esse riescono ad imporre i propri interessi ai paesi in cui sono localizzate e in qualche caso a superare il PIL del paese in cui operano. Esempio emblematico di questa situazione è quello della vendita delle terre a paesi non africani che le usano poi per coltivare prodotti destinati solo ad essere esportati mentre le popolazioni locali continuano a soffrire la fame. È vero che qualcosa si muove, la classe media si sta lentamente ingrossando ma è un processo limitato e molto al di sotto di quelle che sarebbero le potenzialità del paese.

Per colmare il divario tra Nord e Sud del mondo si dovrebbero verificare alcune condizioni non facilmente non realizzabili: uno sviluppo economico a ritmi sostenuti e distribuiti in maniera più equa, gli organismi internazionali dovrebbero adottare precise strategie d’intervento. Quale movimento, quale dirigente sarà capace di sfruttare l’energia popolare e i punti di forza del continente, affinché esso diventi  veramente attore del proprio destino? Dopo secoli di dominazione, l’Africa saprà diventare indispensabile a se stessa.