Opinioni

Dove va l’uomo, oggi?

L'opinione di Marco Tonacini – Tami, già direttore della rivista «Voci nuove»
Red. Online
16.07.2024 10:23

«Che cosa faceva Dio prima di creare il cielo e la terra? Preparava l’inferno per chi vuole occuparsi di problemi troppo difficili». Così argomenta Umberto Eco in «Divagazioni sul tempo» su il “Notiziario» della BPS – Suisse, rilanciando un antico detto. Da primo acchito sembra una battuta spiritosa, uno scherzo, o che si dir si voglia, una presa in giro. In realtà non lo è.

Agostino di Ippona, che l’ha ripresa, ne fa oggetto di approfondita riflessione e ne parla con molta serietà nel suo libro XI delle sue Confessioni, dedicato al tempo, in cui affronta i grandi problemi della filosofia di tutti i tempi che parla del tempo in cui i giorni, le settimane, gli anni volano via in fretta. E, col tempo che fugge, noi non possiamo fermare la sua corsa, che nella nostra memoria ha camminato nella Storia dell’umanità e nel presente. Il tempo cammina davanti a noi. Non ci siamo mai chiesto dove va l’uomo oggi? Che strade e sentieri percorre, a volte, con fatica?

A guardarci attorno a quel che avviene nel mondo e nella nostra società occidentale del benessere e dell’opulenza, c’è poco da stare allegri. Le guerre per la lotta per il potere e la conquista dei territori (vedi, per esempio, con milioni di morti, in Ucraina anche tra la prolazione civile, vittime innocenti; nel Sud Sudan tra forze rivali: anche qui una catastrofe umanitaria, dove quasi 5 miliardi di persone soffrono la fame. Una guerra, questa, in cui l’Occidente è indifferente. Guerre anche e in altre parti del mondo): Caino anche ai nostri giorni continua a uccidere, per la paura di imitare Abele! Una vera e propria carneficina!  In Ucraina «una guerra inutile», come ha detto Papa Francesco. Va anche detto che non esistono dati ufficiali sul numero di soldati uccisi o feriti, né da parte di Kiev, né di Mosca. Il numero totale dovrebbe però superare le 500 mila unità, di cui almeno 100 mila morti. I civili ucraini uccisi sono invece più di 10 mila, vittime innocenti.

Vien da dire che oggi la vita umana non ha più nessun valore, in un mondo e nella società in cui prevale la «cultura della morte», anziché la «cultura della vita». E ancora: che dire di centinaia e centinaio di profughi che non giungono a destinazione, che perdono la vita nel mare del Mediterraneo su dei barconi (chiamarli nave è troppo!) e lì stipati come sardine muoiono asfissiati, soffocati dai gas dei motori. Si tratta di bambini, di neonati, di donne incinta, di ragazzi, adolescenti, giovani uomini e donne che sono vittime innocenti dell’egoismo umano. Ma tant’è, ciò che conta è accumulare denaro, sfruttando il bisogno di chi è costretto a lasciare il proprio Paese d’origine; gente disperata e affamata che viene dalla Libia, dall’Eritrea, da Marocco e dall’Africa e da altri paesi dell’emisfero Sud, alla mercé di scaltri e loschi figuri senza scrupoli e senza coscienza, Essi – a dire il vero – sono perfettamente coscienti che molti di questi poveretti vanno incontro, in mare, a morte sicura.

È, questa, una ulteriore e chiara conferma di come la vita umana non è più un valore assoluto da proteggere e da difendere. Padre Alfonso Amato O. P. in «Scegli la vita», fra l’altro, afferma: «Questo nostro tempo è caratterizzato dal logoramento della dignità della persona, fino ad arrivare alla sua distruzione. Si marcia verso una umanità meccanizzata; perfetta nella tecnica; ma spiritualmente spenta, amorfa; possiamo dire non più umana».

Da qui un imperativo per tutti, per i politici, le donne e gli uomini di «buona volontà» a difendere, proteggere e favorire la «cultura della vita» individualmente e socialmente. Non è una questione di fede religiosa;  è un impegno che appartiene a ogni coscienza umana. Se non c’è rispetto per l’uomo (per la vita umana!) la nostra società si impoverisce, di degrada. Dice ancora Padre Alfonso: «Se manca il rispetto per la dignità dell’uomo, non illudiamoci; si avrà sempre il dilagare della violenza, il razzismo, la fame dei popoli in via di sviluppo, l’inquinamento, il terrorismo, il perdurare delle guerre…il dominio della morte». Che conta non è staccare l’uomo dal suo principio e della sua visione trascendentale, ma ricoprire il valore della persona umana, per fare spazio al primato, dell’uomo sulle cose che veramente contano, cioè sul necessario, non sul superfluo, dello spirito sulla materia.