L'editoriale

Auto elettriche tra allerte e «penuria»

Limitare se non proibire, in Svizzera, l'uso di auto elettriche? Se non si tratta di fake news, poco ci manca
Paride Pelli
13.12.2022 06:00

Circola sui social, ripresa persino da importanti testate italiane, la notizia che la Svizzera avrebbe in programma di limitare la circolazione delle auto elettriche, se non addirittura di proibirne l’uso fino al momento in cui la crisi energetica conseguente all’invasione russa dell’Ucraina non si sarà risolta, o quantomeno affievolita. Se non si tratta di fake news, poco ci manca: la «notizia» è stata cavalcata soprattutto da coloro che non vedevano l’ora di ridimensionare le «prediche elettriche» tenute dagli ambientalisti negli ultimi anni o di sottolineare la contraddizione – a dir poco insolita per un Paese reputato «saggio» come la Confederazione – di incentivare la vendita delle auto elettriche, prima, per affossarle, dopo. La realtà è un’altra ed è ben diversa: in un comunicato del 23 novembre scorso pubblicato dal Dipartimento federale dell’economia  venivano poste in consultazione una serie di misure di gestione in caso di crisi. Tra di esse, si legge testualmente che solo «in caso di penuria persistente si può limitare l'uso privato delle auto elettriche al minimo indispensabile. Rimarrà lecito l’uso per spostamenti assolutamente necessari come la spesa, le visite mediche e l’esercizio della propria professione». Come dire, tutto un altro film. Di fatto le auto elettriche, fatto salvo una gravissima quanto improbabile precipitazione della crisi energetica, potranno continuare a circolare senza problemi, nei prossimi mesi e plausibilmente nei prossimi anni.

È  vero, uno degli obiettivi della «Roadmap mobilità elettrica» della Confederazione, cioè avere una quota di veicoli con spina (auto elettriche pure e ibride plug-in) pari al 50% delle nuove immatricolazioni entro la fine del 2025, probabilmente è già da oggi di difficile realizzazione, ma questo non ha nulla a che vedere con l’incubo di famiglie bloccate in casa nel fine settimana perché la legge proibirebbe loro di usare il proprio veicolo elettrico per una gita fuori porta. Nello stesso documento del Dipartimento vengono poi riportati eventuali suggerimenti, divieti e limiti di utilizzo alla popolazione che vanno dall’impostazione delle temperature negli ambienti di lavoro e privati al limite dei 100 km/h sulle autostrade e non solo per le auto elettriche, sempre da adottare a seconda del grado di «escalation» (proprio così) della crisi energetica. Si era già rasentato il comico con la famosa «doccia di coppia» per risparmiare acqua, infelice consiglio dell’ormai ex ministra dell’ambiente Simonetta Sommaruga, ma ora ci chiediamo, alla luce di questi continui allarmismi: siamo forse in guerra senza saperlo? Questa «penuria» di cui si parla negli ultimi mesi, tanto che il termine è stato eletto Parola svizzera dell’anno 2022 in lingua italiana, sta minacciando sul serio le nostre esistenze, si sta davvero concretizzando sotto i nostri occhi? Se è così, si impone una comunicazione di verità e, purtroppo, l’avvio dei contingentamenti. Se invece questi messaggi pieni di allerte sono solo un tributo alla comunicazione ipertrofica del nostro tempo, si prenda atto che ottengono risultati opposti a quelli desiderati: la popolazione sprofonda nell’ansia, non si permette più progetti a lunga scadenza, limita le spese senza ragione, quasi che fossimo dentro un’inarrestabile e mai conclusa pandemia, tragica congiuntura da dove – ça va sans dire – tutto è partito.

Bisogna infatti rintracciare negli ultimi tre anni le cause di una simile deriva comunicazionale che si sta quasi trasformando in una dipendenza psicologica. Negli ultimi tempi il mondo si è decisamente messo in moto e ne è uscito peggiorato: di crisi e di guerre ne vedremo ancora, ma la sensazione è che questi prematuri «moniti» alla popolazione, più che ottenere lo scopo di sensibilizzare, finiscano per essere fuorvianti, generando solo altra preoccupazione. Di cui faremmo molto volentieri a meno.