L'editoriale

Bellinzona emblema del Ticino innovativo

La nuova Bellinzona, partita in sordina e con qualche inciampo, sta per ingranare la quinta a sei anni esatti dalla nascita
Alan Del Don
11.03.2023 06:00

La nuova Bellinzona, partita in sordina e con qualche inciampo, sta per ingranare la quinta a sei anni esatti dalla nascita. I tanto attesi progetti strategici entreranno presto nel vivo. Sono indispensabili per lo sviluppo socioeconomico e per consentire alla Città di uscire il prima possibile dalle cifre rosse ipotizzate a preventivo almeno fino al 2026. Ad inizio aprile il Legislativo si esprimerà sulla variante di Piano regolatore del quartiere che sorgerà lì dove da quasi un secolo e mezzo sono attive le Officine FFS. Un passaggio di consegne fra un impianto che ha segnato la storia industriale della capitale, della regione e del cantone e un comparto che sarà invece improntato sull’innovazione e sulla formazione.

Il passato, il presente e il futuro racchiusi in quei 102 mila metri quadrati a due passi dalla stazione. La Turrita che è cresciuta anche grazie agli impieghi dell’amministrazione pubblica e delle ex regie federali sta per lasciare il passo ad un Comune che ha individuato altre vie per prosperare e diventare, assieme a Lugano, la locomotiva trainante della tanto decantata Città Ticino. Una Bellinzona forte val bene un sacrificio. Dire addio all’Officina che l’ha trasformata - a livello economico, sociale ed urbanistico - fa inevitabilmente un po’ male, soprattutto ricordando il supporto dell’intera popolazione nel 2008 agli operai in sciopero contro il piano di smantellamento ventilato dalle Ferrovie. L’amarezza e la nostalgia lasciano però subito spazio alla consapevolezza che, grazie al sito produttivo che verrà realizzato a Castione dove saranno impiegati 400 collaboratori ed un’ottantina di apprendisti, la Città potrà creare nel suo «cuore» qualcosa di unico in Svizzera. Quelle dinamiche positive che si cominciano ad intravedere, unitamente alle prospettive di crescita finanziaria e demografica, fanno della Turrita un laboratorio a cielo aperto.

Gli altri assi principali attorno ai quali ruota la capitale che verrà sono quello turistico (con la valorizzazione della Fortezza: il messaggio è atteso a breve), quello delle scienze della vita (ossia il rafforzamento del polo biomedico, il consolidamento del neonato Centro di competenze ed il nosocomio regionale alla Saleggina), quello naturalistico (il Parco fluviale) e quello economico con lo sviluppo, appunto, del comparto alle Officine e del quartiere alle ex Ferriere Cattaneo di Giubiasco. Sono progetti che garantiranno posti di lavoro ad alto valore aggiunto ed indotto. Non solo. Fungeranno da calamita per l’insediamento di altre società ed aziende, come peraltro avvenuto in tempi recenti.

Il futuro, a Bellinzona, è già oggi. Con lungimiranza perché non sognare addirittura l’ospedale universitario? L’idea lanciata su queste colonne più di un anno fa dal direttore dell’Istituto di ricerca in biomedicina Davide Robbiani e ripresa negli scorsi giorni, sempre sulle nostre pagine, dal sindaco Mario Branda sembra attecchire. Ora occorre la volontà politica, e in questo senso la Deputazione ticinese alle Camere federali può aiutare a smuovere le acque a Berna.

Senza l’aggregazione tutto ciò non sarebbe stato possibile. Il «peso» di Bellinzona nel dialogo con le istituzioni cantonali e federali è aumentato. Nel contempo sono tuttavia cresciute pure le aspettative dei cittadini, i quali da un Comune sulla carta più performante ed efficiente e che conta un apparato amministrativo importante si aspettano servizi e risposte all’altezza. Vanno benissimo i progetti strategici da condurre in porto con umiltà, ma guai a scordarsi del tombino di Moleno, del parco giochi di Gnosca e delle strade di Pianezzo. La Città è la somma dei tredici quartieri. Adesso deve fare 13, vincendo la scommessa più grande.

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