L'editoriale

Bellinzona equilibrista nell'anno decisivo

Nella capitale, volente o nolente, nel 2025 si dovrà uscire dalla zona di comfort
Alan Del Don
31.12.2024 06:00

Non si può essere modesti, sosteneva Orson Welles, quando ci si trova di fronte a sfide difficili. Beninteso: a Bellinzona, tranne rarissime eccezioni, non vi sono politici vanagloriosi. Nel limite del possibile e delle contingenze la priorità è sempre il bene comune. Che è parimenti il collante che lega la fine dell’anno (un 2024 che con le elezioni a metà aprile non ha nemmeno fatto in tempo a carburare) e l’inizio del prossimo, come se fosse un continuum. Municipio e Commissione della gestione, su invito di quest’ultima, hanno messo da parte l’orgoglio decidendo di collaborare per evitare alla Turrita di impantanarsi nelle cifre rosse. Preconizzate nel 2025 (il preventivo che stima un disavanzo di 13,8 milioni verrà discusso eccezionalmente in febbraio) e, soprattutto, in prospettiva.

Armarsi di collaborazione, senso civico e spirito di abnegazione, cionondimeno, non sarà però sufficiente per rimettere in carreggiata le finanze. Dovranno essere prese – finalmente – anche decisioni scomode ed impopolari. Finora l’Esecutivo le ha evitate, rincuorato dal fatto che a consuntivo i conti sono sempre migliorati. E quindi ci si è limitati all’essenziale, suscitando qualche malumore fra alcuni partiti che vorrebbero che la revisione della spesa fosse più incisiva. L’Esecutivo ha invece fin qui indossato i panni dell’equilibrista, evitando di scontentare sia la sinistra sia la destra (ma pure il centro). Non solo. Mario Branda e colleghi non intendono andare a gravare eccessivamente sulla popolazione, già confrontata a rincari vari. Un esempio lampante è la parziale marcia indietro sul contributo complessivo di 92.500 franchi chiesto dall’Ente Sport alle società per il consumo di elettricità e l’utilizzo delle buvette. Verrà ridiscusso. Ciò significa che sarà diminuito, «congelato» per dodici mesi oppure eliminato tout court.

L’attenzione alle varie sensibilità, sia chiaro, rientra nella normale amministrazione. Nella capitale, volente o nolente, nel 2025 si dovrà uscire dalla zona di comfort. Così come non si potrà continuare a «scavar buche» nel terreno, per utilizzare una metafora tanto cara a John Maynard Keynes per riferirsi agli investimenti parzialmente improduttivi, solo per dimostrare di non essere inattivi. I progetti strategici si fanno maledettamente attendere come Godot. Vanno bene pazienza e tenacia, per citare stavolta il timoniere alla cerimonia di fine anno andata in scena prima di Natale, ma questa dev’essere la legislatura della svolta. 

Sulla carta, forse, ci siamo. In giugno verrà dato il primo colpo di piccone sul cantiere delle nuove Officine FFS di Castione. Qualche mese prima – si spera – arriveranno il via libera del Gran Consiglio e del Legislativo ai 24 milioni per la valorizzazione della Fortezza. Parallelamente Governo, Ente ospedaliero cantonale e Città getteranno le basi, a livello pianificatorio, del futuro nosocomio alla Saleggina che andrà a rafforzare il polo sanitario a Sud delle Alpi. Iniziative, quelle accennate, di cui beneficeranno inoltre il comprensorio ed il cantone intero in fatto di ricadute economiche, posti di lavoro e crescita demografica. Entro il 2035 è prevista la creazione di almeno altri 3.000 impieghi nella Turrita, abbiamo riferito lo scorso 13 dicembre. Lo stesso numero, o poco più, di quelli registrati dopo l’aggregazione. Solo osando ulteriormente la capitale potrà trasformarsi da incompiuta ad una delle locomotive di quel Ticino innovativo auspicato dal Consiglio di Stato. Se poi da parte di quest’ultimo ci dovesse essere un minore ribaltamento di oneri, allora sì che sarebbero tutti felici e contenti.