Bellinzona risparmi, ma usando la testa
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Nel bailamme della politica 2.0 ci si può aspettare di tutto ed il contrario di tutto. Scordiamoci l’ordine armonioso tanto caro a Platone o le virtù evocate da Aristotele. Oggigiorno a far breccia nell’elettorato è spesso il messaggio di chi alza più la voce, indipendentemente dal contenuto. Fra i banchi del Consiglio comunale di Bellinzona c’è chi, nelle ultime settimane, deve aver fatto dei gargarismi con l’acqua salata o essersi sottoposto ad una dieta a base di miele e limone, perché altrimenti non si spiega quanto andato in scena martedì sera in occasione dell’infinita discussione sul preventivo 2025.
I conti, che stimano un disavanzo record (il peggiore dall’aggregazione), per la cronaca sono stati approvati. Non avremmo scommesso nemmeno un franco sulla bocciatura. Il sì era scontatissimo, interessante era semmai capire con quale esito: i voti favorevoli sono stati 40 su 54 presenti. Bene, ma non benissimo. La Commissione della gestione ha chiesto un mese e mezzo in più per poter ottenere maggiori ragguagli dal Municipio, ma alla fine ha riproposto le medesime osservazioni degli ultimi anni seppur i membri al suo interno siano in parte cambiati. Con l’eccezione, indica il rapporto di maggioranza, che in futuro si spera di poter collaborare maggiormente con il sindaco Mario Branda e colleghi così da condividere delle «informazioni necessarie per una pianificazione finanziaria e strategica efficace».
Peccato che i suggerimenti e/o le critiche costruttive si contano sulle dita di una mano. Il dibattito è stato invece monopolizzato dagli emendamenti (poi camuffati, in zona Cesarini, in più «camomillanti» risoluzioni: quindi senza un concreto peso politico, trattandosi di semplici indicazioni non vincolanti) presentati dal partito di maggioranza relativa in seno all’Esecutivo ed al Legislativo (il PLR) e da quello che ha cambiato il municipale (Il Centro) alle ultime elezioni nonché da alcuni esponenti di Lega-UDC. Per contenere la spesa si chiedeva di rallentare le nuove assunzioni (sostituzioni o potenziamenti); limitarle al 50% al massimo; o sospenderle. Attualmente nell’amministrazione comunale lavorano oltre 1.400 collaboratori. Domanda facile facile: dove erano queste forze politiche quando è stato presentato il consuntivo 2017, il primo dopo la fusione, il 25 aprile 2018? Allora i funzionari erano «oltre mille», leggiamo a pagina 9. Se si voleva intervenire, non si poteva (o doveva) farlo prima?
Hanno ragione i sindacati VPOD ed OCST, incavolati neri: servono una strategia chiara ed un confronto serio con le parti sociali. Non si può improvvisare. Bellinzona è la capitale del Ticino, non delle Isole Salomone. Non si possono spedire su un arcipelago i pre-pensionati e sull’altro tenere in naftalina quelli che hanno fatto il concorso per sedersi dietro una scrivania a Palazzo Civico. Attenzione: non stiamo dicendo che non ci si debba togliere le fette di salame dagli occhi. Le spese per il personale rappresentano il 47,6% del totale, pari a 112,5 milioni (+3,4% rispetto al preventivo 2024). Lasciamo a voi trarre le conclusioni.
In attesa di cogliere appieno i frutti dei progetti strategici, il Municipio è chiamato volente o nolente ad adottare misure impopolari per garantire l’equilibrio dei conti a lungo termine. Non si può, ogni volta, confidare nel miracolo, ossia in un consuntivo migliore del preventivo. Vorremmo davvero essere come Titone, immortale, ed assistere ad un Consiglio comunale nella Bellinzona del 2100, prima di essere trasformati in cicala dalla dea Eos. La Città diventerà mai (più) formica?