L'editoriale

Cassa unica, un test sarebbe utile

Sarebbe un’occasione per vedere se il monopolio è davvero più economico del sistema attuale
Giovanni Galli
22.06.2024 06:00

È ancora troppo presto per dire se la futura associazione mantello unica delle casse malati sarà davvero in grado di imprimere una svolta alla politica degli assicuratori. Ma il passo era necessario per dare credibilità a un settore che con i suoi dissidi interni ha condizionato in più di un’occasione le decisioni in ambito sanitario. Oltre alle riforme in cantiere, che metteranno alla prova l’unità d’intenti e la disponibilità al compromesso del nuovo soggetto, a medio termine si riproporrà anche la sfida della cassa unica. Il Partito socialista, fresco di sconfitta alle urne sul tetto ai premi, intende tornare alla carica con un’iniziativa popolare, il cui testo è ancora in fase di affinamento. Sul principio di un istituto pubblico destinato a sostituire la quarantina di casse malati attive a livello nazionale si è già votato, in forme diverse, a quattro riprese. E in tutti questi casi le proposte sono state respinte nettamente: i no sono stati il 77% nel 1994 (finanziamento con trattenute salariali), il 73% nel 2003 (premi in base al reddito), il 71% nel 2007 (cassa unica e sociale) e il 61,5% nel 2014 (per una cassa pubblica). Visto che con il passare degli anni le opposizioni sono calate mentre il problema dell’assicurazione malattia si è acuito, è possibile che l’esito del futuro scontro alle urne sia meno scontato dei precedenti. Non a caso, secondo un recente sondaggio, nella speranza di una riduzione dei premi due terzi degli svizzeri sarebbero a favore di una cassa malati unica. Scontati, invece, saranno gli argomenti pro e contro. Con da una parte chi ritiene che le casse malati siano un falso bersaglio (il problema sono i costi sanitari e non chi incassa i premi per saldare le fatture) e che l’uscita dall’assicurazione obbligatoria di questi intermediari con compiti di controllo non porterebbe nulla di buono; e dall’altra chi, a causa delle spese amministrative e degli oneri per i cambiamenti di cassa considera le compagnie private un fattore di aumento dei costi, e il sistema della concorrenza un fallimento.

L’ennesimo confronto fotocopia potrebbe essere evitato, o almeno arricchito di nuovi elementi, se oltre alle questioni di principio ci fosse anche un punto di riferimento empirico su cui dibattere. Il sito «comparis», che per l’anno prossimo ha stimato un aumento dei premi del 6%, ha riproposto un suo vecchio cavallo di battaglia. Prima di una nuova votazione bisognerebbe avviare un progetto pilota per testare la cassa malati unica in un cantone e confrontarla con la concorrenza nel resto della Svizzera, per poi ottenere dati oggettivi sulla sua efficacia. Sarebbe un’occasione per vedere se il monopolio è davvero più economico del sistema attuale. C’è però un problema: oggi la legge non consente questo genere di esperimento. Per farlo sarebbero necessarie due cose: modificare la LAMal e poi trovare qualcuno disposto a fungere da cavia. Sembra fantapolitica, ma l’idea merita di essere approfondita, non foss’altro per evitare che la prossima votazione si risolva in un’ennesima prova di forza fra blocchi contrapposti, senza una base fattuale. L’operazione è difficile, perché politicamente sarebbe destinata a incontrare forti resistenze, ma non impossibile. In passato, l’esperto di «comparis» Felix Schneuwly aveva più volte indicato il Canton Vaud come possibile sede del test, che idealmente dovrebbe avere una durata di cinque anni. Vaud è fra i quattro Cantoni che nel 2014 avevano approvato l’iniziativa sulla cassa unica (56% di sì) e per le sue dimensioni è anche rappresentativo per poter dare un riscontro attendibile. L’idea sta prendendo piede anche nel settore assicurativo. Intervistato giovedì dalla NZZ, il direttore della KPT Thomas Harnischberg ha detto: «Non mi dispiacerebbe se la Confederazione permettesse a un Cantone come Ginevra o Neuchâtel di sperimentare per qualche anno una cassa unica. Poi vediamo se i costi della sanità e i premi aumentano meno per davvero». È una presa di posizione sorprendente visto che solo qualche anno fa Santésuisse si era detta contraria a svolgere questo tipo di test.

Servirà un lavoro accurato di preparazione. Bisognerà stabilire a chi affidare l’incarico (una delle attuali casse tramite un concorso?), fissare obiettivi e criteri di valutazione dell’esperimento (entità dei costi di gestione, soddisfazione degli assicurati, trasparenza nei flussi finanziari) e naturalmente prevedere una clausola di reversibilità, se i risultati a livello locale si dimostrassero poco incoraggianti. Ma il dibattito che ne seguirà avrà solo da guadagnare da un’esperienza diretta sul campo. Se questa funziona, i fautori della cassa unica avranno più argomenti per portarla alle urne; se invece si rivela un «flop» si potrà eventualmente chiudere il discorso e concentrarsi su misure più efficaci per affrontare il problema dei costi della salute.    

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