L'editoriale

Cresce l'attesa per il festival targato Maja

Tra meno di un mese potremo toccare con mano il nuovo corso del Locarno Film Festival
Paride Pelli
12.07.2024 06:00

Tra meno di un mese potremo toccare con mano il nuovo corso del Locarno Film Festival. Di questi tempi, a luglio 2023, la nomina di Maja Hoffmann a presidente della manifestazione aveva sorpreso – e pure spiazzato – chi si aspettava una assoluta continuità con l’egregio lavoro svolto da Marco Solari. Ora, comprensibilmente, c’è molta curiosità. Che piega prenderà la kermesse? In quei dieci giorni di agosto, ça va sans dire, i ticinesi terranno un occhio sul grande schermo e uno sul Festival nella sua interezza, alla ricerca di segnali e indizi sul suo presente e sul suo futuro. Certo, i tempi affinché una presidenza riveli e realizzi tutte le sue potenzialità si misurano in un lustro o due. Ma è innegabile che vi sia attesa e fermento intorno a questa edizione, la numero 77, la prima appunto dell’era Hoffmann.

La pubblicazione del programma con 225 film, due giorni fa, ha riscaldato ulteriormente gli spettatori. A questo proposito, possiamo dire che il direttore artistico Giona Nazzaro e il suo team hanno colto lo spirito dei tempi e proposto una selezione di impatto. Qualche riflessione si può dunque già fare: la sensazione è che in questi mesi la Hoffmann non si sia risparmiata, lanciandosi «dentro» la macchina del festival e nelle complicate logiche che la regolano. La complementarietà tra lei e il vicepresidente Luigi Pedrazzini, ma anche con tutto il resto del CdA e del management, si è man mano rafforzata. Il rischio, paradossalmente, era che la Hoffmann volesse fare davvero il «deus ex machina»: invece, per fortuna, di cultura globale ma profondamente svizzera per sensibilità, la presidente ha innescato fin da subito un circolo virtuoso di cooperazione e di fiducia. Tra i prossimi passi, c’è quello di assicurare la solidità della struttura festivaliera affinché non dipenda da singole persone, secondo una cultura manageriale che nella Confederazione ha una lunga tradizione. Si tratta di una scelta importante e responsabile, per il semplice ma prezioso fatto che il Locarno Film Festival è tra le prime manifestazioni culturali in assoluto del nostro Paese e ha un peso specifico (in crescita) a livello internazionale. La struttura stessa della kermesse deve rimanere non solo stabile e resiliente, ma diventare sempre più dinamica. Poi c’è il capitolo, decisivo, dei finanziamenti necessari a consolidare e a sviluppare il modello del Festival. Qui il lavoro da fare è diretto (fundraising) e indiretto allo stesso tempo, con la kermesse che dovrà attivare nuove intese e collaborazioni finalizzate a una internazionalizzazione non posticcia. Alcuni elementi in questa direzione - si vedano, associati a Locarno, i nomi di Bloomberg Philantropies, MUBI, Sundance Film Festival – fanno intuire che nei prossimi anni il Festival avrà una risonanza inedita, che mai forse avremmo immaginato. La stessa Hoffmann ha parlato di Locarno come una casa dedicata alle idee e ai progetti, alla sperimentazione e all’innovazione, e «aperta al resto del mondo». Come dire, Svizzera in purezza.

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