L'editoriale

Da MAGA a MEGA, tra controsensi e provocazioni

Elon Musk ha lanciato sabato scorso una proposta simile al movimento che ha in programma di «far tornare grande l'America» per l'Europa: ancora una volta, riuscendo a dare una scossa al Vecchio Mondo, smarrito, in una crisi di identità di cui si stenta a vedere l’uscita
Paride Pelli
05.02.2025 06:00

Sull’onda del successo elettorale del movimento MAGA, che ha in programma di far «tornare grande l’America», Elon Musk ha lanciato sabato scorso una proposta simile per l’Europa: «Make Europe Great Again» ha scritto sul suo social X, invitando gli europei a partecipare a un non meglio precisato «movimento MEGA». Ieri, il post di Musk veleggiava verso i novanta milioni di visualizzazioni, mentre tutti i giornali lo riprendevano e commentavano, cercando di capire cosa ci fosse dietro. Per ora, infatti, nulla si conosce di MEGA: non si sa se sarà una piattaforma, un partito, un laboratorio di idee o un semplice, per quanto pesante, hashtag in grado di influenzare il dibattito politico su internet. Tuttavia è innegabile che per l’ennesima volta Musk sia riuscito a dare una scossa al Vecchio Mondo, smarrito, quest’ultimo, in una crisi di identità di cui si stenta a vedere l’uscita. La riprova della «scossa» sta in un piccolo aneddoto: poche ore dopo il post del braccio destro di Donald Trump, sono stati recapitati nella casetta della posta di tutti gli europarlamentari a Bruxelles dei cappellini con la scritta «Make Europe Great Again», confezionati in fretta e furia.

Si pensa che il blitz sia opera di un parlamentare rumeno del gruppo dei Conservatori. Di certo, le idee di Musk, che le si condividano oppure no, hanno già invaso i corridoi del Parlamento UE. Quella più entusiasta è l’area politica della destra, che nella vittoria di Trump ha visto l’occasione per cambiare i rapporti di forza all’interno dell’UE, tanto che l’idea «MEGA» è il piatto forte che verrà servito questo fine settimana a Madrid al raduno dei Patrioti europei, organizzato dal partito spagnolo VOX. Si prevedono le presenze di nomi forti della destra europea: Orbán, Le Pen, Salvini, Wilders, Kickl. Sono loro, e i loro movimenti, i più affini alle idee di Musk. L’obiettivo che li muove è scontato: usare MEGA per condurre una battaglia contro le politiche immobiliste e inefficaci di Bruxelles, che nonostante il giro elettorale di giugno dell’anno scorso non sembra aver imboccato una strada convincente per rilanciare l’Europa. Musk, nello stile provocatorio tipico di chi ha promesso di far atterrare gli Stati Uniti su Marte, ha tutto il diritto di dire la sua, senza essere accusato di ingerenze politiche.

Al di là, però, dell’accoglienza riservata a MEGA, una riflessione si impone. Musk è ormai il conclamato braccio destro di Trump, un presidente che terrà fede fino alla fine al motto «America first». Ciò vuol dire che gli Stati Uniti perseguiranno innanzitutto i propri interessi, che non possono, ça va sans dire, coincidere con quelli europei, che siano di destra o di sinistra. Affidarsi a un ipotetico movimento MEGA - organizzato e governato da Musk e dal suo team, come ci sembra di aver capito - per far tornare grande l’Europa, ci appare un controsenso, se non un rischio vero e proprio. Per quanto sia difficile, l’Europa dovrà trovare da sé la via per non restare un vaso di coccio tra vasi di ferro. Con buona pace di Musk.

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