Dai brogli alle urne al rispetto perduto

Se ne parla ancora, eccome. Sabato scorso, in un bar, entra il sindaco di Arbedo-Castione. Si siede al tavolo con due cittadini e, fra i vari argomenti, (ri)spunta anche quello che si vorrebbe dimenticare. Perché il 14 aprile 2024 si è scritta una vergognosa pagina di storia del Comune bellinzonese. I presunti brogli elettorali sono sempre tali in quanto - ad un anno di distanza - l’inchiesta d’ufficio del Ministero pubblico è tuttora aperta. Fuor di burocratese: nel segreto dell’urna non si sa cosa è successo. Non si conosce il o i responsabile/i. Le ipotesi di reato sono quelle di frode elettorale ed incetta di voti nonché di violazione del segreto di voto. E quando il sospetto rimane lì, sospeso nell’aria, ad uscire sconfitte sono la democrazia e la fiducia nelle istituzioni. Tutte, senza distinzioni di sorta. Era da oltre quarant’anni che il Ticino non era confrontato ad un simile affronto ai principi sui quali è ancorata la nostra società. L’ultima volta era capitato il 27 aprile 1980 ad Airolo.
Allora come un anno fa, il Consiglio di Stato ha annullato le elezioni. Che, ad Arbedo-Castione, si sono poi svolte regolarmente il 22 settembre scorso con la riconferma dello stesso Esecutivo, ad eccezione del volto nuovo del Centro dato che il municipale in carica non si era ripresentato, rinunciando a sollecitare un ulteriore mandato. Tutto come prima? Sì. Anzi, no. Innanzitutto perché la partecipazione al voto è calata in modo importante, passando dal quasi 67% del 2021 al 55,6%. In aumento, inoltre, le schede nulle e bianche. Chiari segnali di astensionismo e di disaffezione. Non giriamoci troppo attorno. Indire delle elezioni senza sapere cos’è accaduto con quel «pasticciaccio» (e, come detto, ancora oggi non lo sappiamo) è stato poco saggio da parte del Governo.
Alla luce dell’esito, peraltro scontatissimo (andate a spulciare i risultati elettorali degli ultimi 25 anni…), si sarebbe potuti andare avanti con il Municipio ed il Consiglio comunale uscenti per altri dodici mesi, prolungando in questo modo la legislatura. Come finirà la poco edificante vicenda? Non è azzardato ipotizzare con un decreto d’abbandono. Se fino ad oggi, infatti, non si è potuti risalire all’autore del puerile gesto (delle schede manipolate, tutte giunte per corrispondenza, con il «bianchetto» ed utilizzando penne di colore diverso), difficilmente si potrà farlo trascinando sine die l’inchiesta penale.
Considerando che il Municipio ha categoricamente escluso errori o responsabilità da parte dell’amministrazione comunale e di chi si trovava ai seggi elettorali quella maledetta domenica - a tal punto da denunciare la fattispecie alla Procura -, l’unica possibilità è che le schede siano state imbucate già manipolate. Da chi rimarrà con ogni probabilità un mistero. Non ci sarebbe, purtroppo, peggior cosa se i colpevoli restassero impuniti. Sperando, forse, che intanto non accadrà più. E catalogandolo come un «caso isolato», un’espressione tanto in voga in Ticino quando succede qualcosa che va contro i nostri valori. Poveri illusi. Noi tutti. Prima o poi i paladini del malcostume torneranno alla carica. Forse non più ad Arbedo-Castione. Ma magari in una città. O alle elezioni cantonali e/o federali. Allora lì non basterà riderci sopra, come fatto con il riuscitissimo carro di carnevale o con le magliette e i meme che spopolavano sui social. Le istituzioni meritano rispetto. Altrimenti perdono credibilità. E alle nostre latitudini dovremmo oramai averlo imparato, dopo l’annus horribilis del 2024. Per cancellare il quale non basterebbero litri e litri di «bianchetto», ahinoi.