L'editoriale

Dal disastro in Vallemaggia al rilancio della Città

La notte tra il 29 ed il 30 giugno scorsi sulla Lavizzara e sulla Bavona la furia degli elementi ha portato morte e distruzione che hanno segnato il 2024 e che saranno ricordate per sempre
Spartaco De Bernardi
28.12.2024 06:00

Sei ore che hanno cambiato per sempre l’Alta Vallemaggia. La notte tra il 29 ed il 30 giugno scorsi sulla Lavizzara e sulla Bavona la furia degli elementi ha portato morte e distruzione che hanno segnato il 2024 e che saranno ricordate per sempre. Le straordinarie precipitazioni hanno ingrossato fiumi e torrenti già gonfi fi pioggia che hanno riversato a valle fango e detriti spazzando via tutto quanto trovavano sulla loro strada: case, edifici pubblici, vie di comunicazione, linee elettriche e tubature dell’acqua potabile. Alle 2.50 di domenica crolla il ponte di Visletto, uno dei simboli del disastro insieme al centro sportivo di Prato Sornico, distrutto dal fiume che ha deviato il suo corso. Un’enorme frana taglia in due la frazione di Fontana, isolando la Bavona. Il tributo pagato in vite umane è pesante: sette morti ed una persona ancora oggi dispersa. Colpita al cuore, la comunità dell’Alta valle, che si preparava a vivere un’altra estate ricca di eventi per turisti e residenti, non è stata con le mani in mano. Subito si è rimboccata le maniche e fin dalle prime ore di quel tragico 30 giugno ha iniziato a riparare i danni per ristabilire almeno i servizi essenziali. Il Cantone si mobilita immediatamente istituendo lo Stato maggiore di condotta regionale. Arriva anche l’esercito. Sullo slancio della generosità che giunge da tutto il Ticino e da ogni dove della Svizzera, tutti si aspettano un aiuto straordinario della Confederazione, ma da Palazzo federale arriva la doccia fredda: Berna non intende concedere più di quanto prevede la legge. Si leva la protesta, ma la speranza è l’ultima a morire. Deputazione ticinese alle Camere federali e Consiglio di Stato intendono continuare il pressing sul Consiglio federale. Vedremo con quali risultati.

L’alluvione che ha cambiato il volto dell’Alta Vallemaggia ha messo a dura prova le compagini municipali di Cevio e Lavizzara elette qualche mese prima. E proprio il rinnovo dei poteri comunali è stato un altro degli avvenimenti principali del 2024. Molti Esecutivi hanno cambiato il loro «timoniere»: da Ascona a Minusio, passando per Brissago. E Locarno non ha fatto eccezione: il sindaco «designato» Nicola Pini è effettivamente risultato il più votato di un Esecutivo rinnovato nei suoi quattro settimi. Esecutivo che si è messo subito al lavoro per tracciare la rotta di una Città che vuol crescere e diventare un polo dell’innovazione, della creatività, della sostenibilità e della diversità. Ambizioso il Piano delle opere che fino al 2032 prevede investimenti lordi di oltre 270 milioni in particolare nei progetti faro quali la sistemazione del centro urbano, con la concretizzazione del progetto «La nouvelle belle époque», o la valorizzazione degli spazi interni della Rotonda di piazza Castello.

Per affrontare le sfide del futuro la Città punta decisamente sulle aggregazioni. La scintilla si è riaccesa nell’ottobre del 2023 con l’istanza di «matrimonio» tra Locarno e Lavertezzo alla quale il Cantone ha dato il suo benestare nei primi giorni del 2024. Cantone, e per esso il Dipartimento delle istituzioni, che ha deciso di ampliare il discorso mettendo sul tavolo due scenari: il primo, definito «Urbano», ipotizza l’aggregazione di Losone, Locarno, Orselina, Brione sopra Minusio e Minusio. Il secondo scenario, definito «Piano», include Gordola, Lavertezzo, Cugnasco-Gerra, e Tenero-Contra. Due scenari aperti, nei quali potrebbero rientrare anche altri enti locali. I Municipi potranno decidere, in totale autonomia, se partecipare o meno all’avvio di un vero e proprio progetto aggregativo. Una loro decisione sarà ponderata anche sulla scorta di incontri organizzati nel corso del 2025 con rappresentanti della società civile, delle aziende.