L'editoriale

Guardare avanti con più serenità

Governo e Parlamento, seppur per soli 32 mila voti, hanno superato il difficilissimo test sull’AVS e ora possono pensare con maggiore serenità alla prossima riforma, che sarà altrettanto importante
Giovanni Galli
26.09.2022 06:00

Era la votazione più importante della legislatura. Governo e Parlamento, seppur per soli 32 mila voti, hanno superato il difficilissimo test sull’AVS e ora possono pensare con maggiore serenità alla prossima riforma, che sarà altrettanto importante. Il risultato non era affatto scontato. Le riforme previdenziali sono storicamente un campo minato, hanno forti implicazioni per chi ne è toccato e generano confronti ad alta sensibilità. L’ultimo esame popolare era riuscito 27 anni fa. Da lì in avanti sono falliti tre tentativi di cambiamento, due in votazione popolare (2004 e 2017) e uno in Parlamento (2010). Stavolta, dalle urne è sì uscito un netto «Röstigraben» previdenziale, con gli svizzeri tedeschi in netta prevalenza per il sì e i Cantoni latini schierati senza eccezioni per il no. Ma i dati più significativi sono altri due. Innanzitutto, sul piano politico, la sconfitta dei partiti di sinistra e dei sindacati, che in questo ambito di alta rilevanza sociale erano sempre riusciti a far valere una sorta di diritto di veto. L’irritazione che traspare dalle reazioni a caldo degli sconfitti per l’esito dello scrutinio è eloquente. Hanno condotto una campagna inusualmente spregiudicata, senza esitare ad attaccare il (loro) consigliere federale socialista e a ricorrere a «fake news», come quella che un sì ad AVS 21 avrebbe portato direttamente al pensionamento per tutti a 67 anni. Ben inteso, anche in futuro le riforme non si potranno fare senza queste forze e dovranno essere ben bilanciate per superare lo scoglio popolare. Ma il loro bastione non è più così insuperabile.

In secondo luogo, viene spezzato il «blocco delle riforme», che perdura da oltre vent’anni. Invece di tornare di nuovo alla casella di partenza, adesso è possibile tirare il fiato – le finanze dell’AVS verranno stabilizzate per un decennio – e pianificare i prossimi passi, in un ambito che per sua natura richiede revisioni periodiche e che non si può permettere altri rinvii. È stato fatto un passo indispensabile, benché ancora insufficiente per affrontare le prossime sfide. Ma la maggioranza ha riconosciuto che lo sviluppo del primo pilastro è indissociabile dall’evoluzione demografica, in un contesto segnato dall’invecchiamento della popolazione (ci saranno sempre meno attivi per finanziare le rendite), dal pensionamento della generazione del baby-boom (che pesa come un macigno sulle uscite) e dall’aumento della speranza di vita. E al tempo stesso ha fatto sue le preoccupazioni per la situazione finanziaria, destinata a finire in un vortice deficitario se non saranno adottati provvedimenti. Oggi le rendite ammontano a 48 miliardi di franchi. Nel 2032 si prevedono uscite per 63 miliardi. Senza ulteriori interventi correttivi, anche il fondo di compensazione (la «cassa» dell’AVS), ora in buono stato, si troverebbe esposto a una forte erosione.

L’aumento dell’età pensionabile delle donne ( e anche quello dell’IVA) non fa fare salti di gioia. Ma l’AVS, che in tema di rendite non conosce discriminazioni, necessita di un consolidamento della base contributiva. A trarre vantaggio da questo primo passo saranno anche le giovani generazioni, sulle cui spalle sarebbe ricaduta, un domani, la fattura dei continui rinvii. Il risultato, risicato, dà anche altre due indicazioni. La prima è che bisogna procedere a piccoli passi, con riforme equilibrate, che contengano nuovi oneri e compensazioni. Non sarà facile, anche perché sul tappeto ci sono iniziative contrapposte, come quella per aumentare l’età di pensionamento per tutti e quella di introdurre una 13. AVS. Per il Governo, che ha già ricevuto il mandato di presentare un nuovo progetto di riforma entro il 2026, il compito sarà doppiamente impegnativo. Inoltre, è urgente trovare in Parlamento una soluzione per la situazione delle donne nel secondo pilastro. Un problema riconosciuto da tutti e al quale, adesso, bisogna dare una risposta.