L'editoriale

Il Bürgenstock, un passo avanti per la Svizzera

Dopo la Conferenza, se questa verrà condotta adeguatamente, la pace sarà diventata un’ipotesi percorribile più della guerra
Paride Pelli
15.05.2024 06:00

Da qualsiasi punto di vista lo si voglia considerare, e qualsiasi saranno gli impegni finali che sottoscriveranno i partecipanti, il summit di metà giugno sul Bürgenstock sarà un oggettivo passo avanti nella direzione della pace dopo che per oltre due anni si è parlato sempre e solo di guerra, salvo sporadiche aperture. Ora, invece, iniziano a filtrare toni differenti, si inizia a voler quantomeno cambiare la narrazione.

La posizione della Confederazione resta in ogni caso inequivocabile: lo stesso DFAE che organizza il vertice ha ribadito che l’aggressione all’Ucraina è da condannare e che neutralità non significa indifferenza. La novità «molto svizzera» delle ultime settimane, da quando è stata annunciata la Conferenza, è che questa neutralità «non indifferente» non significa per forza schierarsi in un conflitto frontale, anzi: può voler dire lavorare per la pace. Il DFAE, dopo la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina del luglio 2022 a Lugano, ha insomma fatto un passo indietro per farne due avanti partendo da un assioma: prima della ricostruzione serve la tregua, e su questa bisogna impegnarsi, predisponendo una piattaforma di dialogo - basata sulla Carta delle Nazioni Unite - che possa essere accolta da tutti. Ça va sans dire che quelli sul Bürgenstock non saranno negoziati di pace: manca infatti la controparte indispensabile, la Russia, che sembra non voler prendere in considerazione, per ora, né la partecipazione alle trattative né tantomeno il cessate il fuoco.

Non bastasse, ieri l’altro il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov non è stato diplomatico con la Svizzera e con la Conferenza: ha definito la prima «Paese ostile non adatto ai colloqui di pace» e la seconda «una iniziativa pensata come un ultimatum alla Russia». Parole che non sorprendono. Ma dopo la Conferenza, se questa verrà condotta adeguatamente, la pace sarà diventata un’ipotesi percorribile più della guerra. A quel punto, la Confederazione avrà recuperato la propria storica reputazione di sede di negoziati di pace. E al prossimo giro, chissà che, magari a Ginevra o a Lugano, non vedremo pure Lavrov.