L'editoriale

Il semisvincolo di Bellinzona: dall’attesa alle incognite

Il progetto ha avuto un iter tribolato come pochi altri progetti in Ticino e, non a caso, il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali aveva parlato di un «percorso estenuante»
Alan Del Don
25.09.2024 06:00

Definirlo un «percorso estenuante», come aveva fatto il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali il 10 marzo 2022, durante la cerimonia di inizio dei lavori, è ancora un eufemismo. Il semisvincolo di Bellinzona - che domani aprirà parzialmente - ha avuto un iter tribolato come pochi altri progetti in Ticino. Forse solo le future Officine FFS di Castione e il collegamento A2-A13 gli contendono il record che nessuno desidera. Un «filo da disbrogliare», l’avrebbe chiamato l’immenso Montale, che ci costringe a risalire agli anni Settanta. Quando si pensava di utilizzare l’autostrada quale circonvallazione al posto della strada espresso Arbedo-Giubiasco. Una proposta che non fece l’unanimità e che finì nel cassetto per due lustri o poco più. Ne uscì a metà anni Ottanta, nell’ambito della revisione del Piano regolatore cittadino. Addirittura si ipotizzavano due semisvincoli: alla Birreria e all’ex caserma. Il Municipio disse sì. Venne lanciata una petizione e l’idea fu «congelata» fino al 1995. La neonata Commissione intercomunale dei trasporti si schierò a fianco dell’Esecutivo. Ma anche in quel caso non mancarono i contrari. E fra loro c’era pure Mario Branda, oggi sindaco e allora consigliere comunale, che presentò una mozione volta ad impedire la costruzione di qualsiasi opera del genere nella capitale. Cadde nel vuoto, ma fu rilanciata da un’iniziativa alla quale fu contrapposto un controprogetto. Furono bocciati entrambi alle urne, nel marzo 1997. Tuttavia alla fine si optò per un unico allacciamento. Poi il resto lo sapete. Il 23 settembre 2012 i ticinesi approvarono l’opera per il rotto della cuffia (50,84% di sì) e il 10 giugno 2015 arrivò il via libera definitivo del Tribunale federale che respinse tutti i ricorsi. Mezzo secolo di attesa per poter avere un’infrastruttura che consenta di alleggerire il traffico sulla strada cantonale fra Giubiasco e la Turrita e sulle arterie secondarie. Permetterà agli abitanti dei quartieri a sud di respirare, finalmente, a patto però che le cosiddette misure fiancheggiatrici siano efficaci. Oggi sono confrontati a un transito parassitario costantemente in aumento che costringe gli automobilisti a lunghe colonne, perlopiù nelle ore di punta. La diminuzione sarà compresa tra il 5 e il 35% a dipendenza del collegamento. C’è tuttavia anche il rovescio della medaglia. Tra lo svincolo di Bellinzona sud e l’opera da almeno 65 milioni di franchi l’incremento dei mezzi sarà pari al 60%. Nel distretto, ricordiamo, quotidianamente c’è un movimento di quasi 200 mila veicoli. In questo senso la sfida principale sarà gestire quelli che entreranno ed usciranno in/dalla Città utilizzando l’opera caratterizzata dalla mastodontica rotatoria che - perdonateci l’espressione - somiglia ad un UFO monco. Ci spieghiamo, visto che siamo in tema: col senno di poi non sarebbe affatto stata fantascienza pensare ad uno svincolo completo. Quindi pure verso nord. Certo, il già preconizzato aumento di traffico sull’A2 non avrebbe fatto altro che peggiorare, immaginiamo.

Ma nel contempo, con ogni probabilità, la situazione sarebbe ulteriormente migliorata sulla cantonale verso Arbedo. Chissà, magari l’idea tornerà d’attualità fra un paio di decenni. Intanto vediamo l’effetto che avrà il semisvincolo. Sperando che non favorisca l’utilizzo del mezzo privato (entro il 2040 si mira a contenerlo, nel Bellinzonese, a livelli inferiori al 60%) in virtù di una rete stradale più performante. Sarebbe davvero una beffa.