L'editoriale

Il tandem democratico mette Trump in tensione

Negli Stati Uniti prosegue il conto alla rovescia verso le elezioni presidenziali del 5 novembre e l’avanzata di Kamala Harris nei sondaggi sembra innervosire il tycoon
Osvaldo Migotto
09.08.2024 06:00

Negli Stati Uniti prosegue il conto alla rovescia verso le elezioni presidenziali del 5 novembre e l’avanzata della candidata democratica nei sondaggi sembra innervosire il candidato repubblicano Donald Trump. Stando a una nuova indagine demoscopica della Marquette Law School, Kamala Harris è in vantaggio con il 53% delle preferenze espresse contro il 47% di Donald Trump. Secondo il«Washington Post» l’ex presidente si lamenta con il suo staff per l’ampia copertura mediatica riservata al nuovo ticket democratico. Ieri il tycoon è passato al contrattacco convocando a Mar-a-Lago, in Florida, una conferenza con la quale cercare di togliere l’attenzione dei media dalla candidata democratica. Una rivale che al momento appare più ostica di quanto sperato da «The Donald», a tal punto che l’ex presidente coverebbe la speranza di un improvviso ripensamento di Biden sul suo ritiro dalla campagna elettorale. Secondo alcuni analisti politici USA, Trump è frustrato dal fatto di essersi preparato per quattro anni alla rivincita con Joe Biden e all’ultimo momento si è trovato a dover affrontare una nuova avversaria decisamente più combattiva del presidente uscente. Di fronte all’inattesa situazione l’ex inquilino della Casa Bianca ha tradotto il suo nervosismo in mosse controproducenti.

Sabato scorso, ad esempio, in occasione di un comizio ad Atlanta, Donald Trump ha attaccato duramente il popolare governatore repubblicano della Georgia, Brian Kemp, incolpandolo della sua sconfitta contro Joe Biden nel 2020 e di non aver impedito a un procuratore distrettuale locale di perseguire lui e diversi collaboratori per il tentativo di ribaltare i risultati del voto in Georgia. Diversi esponenti del GOP (Grand Old Party) hanno criticato le dichiarazioni di Trump, sottolineando che schierarsi contro il governatore di uno Stato cruciale nel voto del 5 novembre non ha senso.

Va comunque detto che il momentaneo vento in poppa registrato dal ticket democratico nell’animata campagna elettorale statunitense non significa certo che i giochi siano ormai fatti. La partita è ancora lunga da giocare e anche in campo democratico non mancano i punti deboli che potrebbero condizionare negativamente l’esito finale del voto. Da più parti sono stati sottolineati i pregi del governatore del Minnesota, Tim Walz, che la Harris ha scelto come suo vicepresidente nell’ipotesi di una sua vittoria nel voto cruciale che si terrà nel Paese tra meno di tre mesi. Walz tuttavia, al di là della sua pacatezza e degli importanti successi elettorali registrati nel corso della sua carriera politica, è pur sempre un esponente politico sensibile alle necessità della classe lavoratrice. Ciò potrebbe rendere più difficile la conquista di voti tra l’elettorato repubblicano moderato e allontanare dalla Harris anche le simpatie della parte più conservatrice del Partito democratico. Tuttavia, stando alle valutazioni del sito USA «politico», Walz ha subito un cambiamento ideologico da quando ha vinto un seggio al Congresso nel 2006, abbracciando alcune politiche socialmente liberal, ma in genere si è orientato di più verso una legislazione bipartisan e centrista. Ma Trump nelle sue valutazioni non va tanto per il sottile e ha subito definito Harris e Walz «il duo più radicale della sinistra nella storia americana». Gli attacchi personali restano dunque al centro della campagna elettorale condotta dall’ex presidente repubblicano. Il ticket democratico dal canto suo ha risposto per le rime agli attacchi del tycoon, definendo il ticket repubblicano un duo «inquietante». Si tratterà ora di vedere che impatto avranno sulla campagna elettorale i confronti televisivi che vedranno protagonisti Trump e Harris nel prossimo mese di settembre. 

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