Il turismo e la rigida regola del meteo

Lasciano qui solo i rifiuti. Una frase forte, un’immagine anche un po’ spericolata, ma che in qualche modo restituisce bene il momento di sconforto del turismo ticinese. Nonostante la solita lunga coda di auto al portale nord del San Gottardo degli scorsi giorni, in Ticino le camere degli alberghi e le piazzole dei campeggi sono rimaste in gran parte vuote. I turisti, parafrasando la frase pronunciata settimana scorsa da Federico Haas, vicepresidente di HotellerieSuisse Ticino, sul nostro territorio hanno fatto (se va bene) soltanto il pieno di benzina. E sì, forse hanno approfittato della brevissima sosta all’area di servizio per svuotare l’auto dai rifiuti. Nemmeno l’ironia dell’iniziativa del Blick, che il venerdì Santo ha chiesto a due squadre di reporter di recarsi da Zurigo in Ticino passando una dal San Gottardo e l’altra dal San Bernardino (spoiler: ha vinto la seconda) è riuscita a far tornare un pizzico di buonumore agli operatori turistici nostrani. Come lo scorso anno, a rovinare i piani degli albergatori - che da sempre aspettano la Pasqua per dare il via alla stagione - è stata la pioggia. Da noi i visitatori di nazionalità svizzera, che rappresentano oltre il 60% degli arrivi in questo periodo, arrivano solo se splende il sole. Altrimenti, come accaduto, annullano la prenotazione in fretta e furia e proseguono verso sud, verso l’Italia. Come dire: meglio prendere la pioggia in Liguria o lungo la riviera romagnola che a Lugano o ad Ascona.
Una Pasqua bagnata, in Ticino, non è certo una novità. Anzi, potremmo dire che la tendenza ha una sua ciclicità. Statistiche alla mano, negli ultimi dieci anni sole e caldo ci sono stati solo quattro fine settimana. Sullo sfondo, resta dunque una verità con cui fare i conti: a livello turistico siamo meteo-dipendenti. E non c’è destagionalizzazione che tenga. Se fa brutto, le camere restano invendute. La regola è questa. Andare a caccia di un altro tipo di turismo, magari culturale o gastronomico, nel breve o nel medio periodo è impensabile. L’immagine di sé che il Ticino ha costruito - con fatica - negli scorsi decenni nei mercati della Svizzera tedesca o della Germania del sud, quella di una regione mite con palme, laghi e grotti, è potente a tal punto da essere entrata nell’immaginario collettivo dei potenziali ospiti germanofoni. Ma ha un limite invalicabile, appunto: regge finché le previsioni meteo sono favorevoli. Altrimenti, come successo per il secondo anno di fila, crolla. Certo, si può sempre lavorare per allargare le zone benessere degli alberghi (ma solo quelli che se lo possono permettere), ma oltre è difficile andare.
Il contesto in cui si muove il turismo di corta durata, in questo periodo dell’anno, è quindi fragile. Chi opera nel settore può solo ridere o piangere a seconda di come è girata la ruota del meteo. Limitarsi, cioè, a subire gli eventi. Si può fare di più? Si può fare meglio? Certamente. Ma i limiti descritti poco fa rimarranno sempre, e per costruire una nuova immagine, diversa, non basta una campagna pubblicitaria mirata una volta ogni tanto. Serve il coinvolgimento dell’intero settore, del Cantone, degli attori culturali. E non si avrebbe comunque la certezza del risultato, visto che a livello di turismo la concorrenza è diventata impari. Como, tanto per fare un esempio, è diventata negli anni un simbolo conosciuto in tutto il mondo. Se poi ci mettiamo anche gli aspetti macro-economici come il franco forte, ecco che l’impresa diventa davvero difficile.
Alcuni esperti del settore, per risolvere il rebus, hanno ipotizzato di attrarre turisti provenienti da lontano. In questo modo, si aggirerebbe il problema del meteo. Ma anche qui, servono tempo e tanti soldi da investire in uno dei mercati di riferimento per Svizzera turismo, quello americano (che l’anno scorso ha portato nella Confederazione 3,5 milioni di ospiti). Soldi che però potrebbero mancare: fra le proposte di risparmio contenute nel rapporto Gaillard, ci sono anche tagli importanti al marketing di Svizzera Turismo, al grido di «tanto i visitatori arrivano comunque». I numeri, visto il 2024 da record per il turismo svizzero, purtroppo sono dalla parte di quella sforbiciata. Con buona pace di chi, in Ticino, campa di turismo e prova a superare anche la pioggia di Pasqua.