In corpore sano ma «cum grano salis»
Mens sana in corpore sano è l’antico detto romano da sempre è utilizzato per promuovere la pratica sportiva sottolineando i grandi benefici che ha, oltre che sul fisico, sulla salute mentale. Benefici confermati anche dalla scienza: è verificato che, durante la crescita, i giovani che praticano con regolarità un’attività sportiva hanno mediamente meno difficoltà dei più sedentari sia a livello scolastico sia nell’organizzare la propria vita. E il concetto «salute fisica uguale salute mentale» è ancora più valido nella fase discendente dell’esistenza quando i muscoli corporei e quello racchiuso nella scatola cranica cominciano a perdere qualche colpo e dunque è ancora più importante tenerli in allenamento. Operazione questa che però va compiuta (per dirla ancora come i romani) cum grano salis, con un pizzico di buonsenso che però non sempre trova riscontro nella pratica, soprattutto tra chi lo sport l’ha praticato poco seriamente (o non del tutto) in gioventù ma che una volta raggiunta la calvizie si scopre o un possibile emulo dei grandi fondisti keniani oppure un novello Pogacar. È infatti il ciclismo lo sport preferito da questi sportivi «senior»: un po’ perché in bici si fa meno fatica rispetto alla corsa (gli arti inferiori sono soggetti a minori sollecitazioni e, inoltre, in discesa si può rinunciare a pedalare, al contrario di quando si sgambetta…) ma anche perché l’immensa varietà di materiale tecnico a disposizione regala loro l’illusione di avvicinarsi moltissimo ai campionissimi. Ebbene è proprio all’interno di questa categoria di sportivi che ho l’impressione che il «grano salis» spesso venga lasciato a riposare negli appositi contenitori. Lo dimostrano, ad esempio, le ultime giornate durante le quali ogni persona di buon senso rinuncia a svolgere pratiche sportive durante le ore più calde del giorno. Tranne, appunto, i ciclisti in questione che te li ritrovi sia in gruppo sia singolarmente, sotto la canicola del mezzogiorno o del primo pomeriggio, ad arrancare su tracciati impegnativi con un’andatura caracollante che, ad ogni pedalata, fa temere per la loro sorte mettendo in ansia chi si trova a transitare nei loro pressi. Se personalmente vedere qualcuno che pratica sport è un piacere, assistere a simili performance è invece un qualcosa che fa male, inducendo a riflettere su cosa stia diventando lo sport di massa e sul fatto che, anche in questo campo, si sta assistendo ad una pericolosa inversione di tendenza: se una volta erano i giovani a praticarlo mentre i più anziani si limitavano a seguirlo con il telecomando in mano, oggi accade esattamente il contrario. Con risultati nefasti per entrambe le categorie: per i giovanissimi per i quali correre un chilometro è un’impresa titanica e per i «senior» che, invece, convinti che il concetto di seconda giovinezza sia applicabile ad ogni cosa, si sottopongono a sforzi esagerati e insani sia per il corpus che per la mens.