In Germania crisi politica e futuro imprevedibile
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz intervenendo negli scorsi giorni su ARD, il primo canale della tv pubblica tedesca, ha affermato di essere del parere che si debba andare quanto prima alle urne. Per quanto riguarda invece l’atteso voto di fiducia, il condottiero della SPD (il Partito socialdemocratico tedesco) ha affermato che tale voto potrà avvenire prima di Natale a determinate condizioni. Il nuovo Governo di minoranza, formato da SPD e Verdi dopo il siluramento da parte di Scholz, mercoledì scorso, del leader dei liberali (FDP) Christian Lindner, in Parlamento non ha i numeri per superare il voto di fiducia. Pertanto, se veramente il cancelliere è pronto ad affrontare quanto prima il Bundestag (che riunisce i parlamentari eletti dal popolo), è bene che si prepari a un’uscita di scena. Il leader dei cristianodemocratici della CDU, Friedrich Merz, ringalluzzito dagli ultimi sondaggi che confermano la crescita del suo partito, dato al 32% delle intenzioni di voto, preme per un rapido ritorno alle urne e accusa Scholz di voler ritardare il voto nella speranza di riguadagnare consensi. Per tale motivo la CDU fa pressioni affinché il presidente Frank-Walter Steinmeier intervenga per favorire un rapido ricorso alle elezioni anticipate. Dal canto suo Scholz vorrebbe aprire la via verso le elezioni anticipate solo dopo l’approvazione in Parlamento di una serie di importanti progetti di legge portati avanti dal suo Esecutivo. Ma il clima di forte litigiosità che regna in questo difficile momento in Germania non sembra favorire una rapida uscita dall’attuale crisi di governo. Ieri infatti è stata cancellata quella che doveva essere l’ultima riunione della commissione parlamentare per il bilancio.
Ciò rischia di ritardare l’approvazione dei conti pubblici per il 2025, mentre nel Paese si moltiplicano gli appelli per un intervento governativo in grado di porre fine alla grave crisi economica che ha colpito la Germania in questi ultimi anni. Del resto la crisi di Governo scaturita dai continui litigi tra i leader dell’ormai defunta coalizione semaforo (dai colori dei tre partiti che la componevano) è stata innescata proprio dal forte rallentamento della “locomotiva tedesca” che se un tempo trainava buona parte dell’economia europea, ora si trova confrontata con la recessione. Le ricette di SPD, Verdi e liberali su come rilanciare l’economia erano contrastanti e alla fine le divergenze hanno affondato l’esecutivo tedesco. Gli ultimi dati macroeconomici pubblicati dall’Ufficio federale di statistica non sono certo incoraggianti. La produzione industriale nel mese di settembre è scesa del 2,5% rispetto al mese precedente ed è calata del 4,6% in confronto allo stesso mese del 2023. In settembre ha registrato una diminuzione anche il surplus della bilancia commerciale e per l’economia tedesca, che in buona parte è legata alle esportazioni, si tratta di un segnale preoccupante. Il tutto mentre negli Stati Uniti sta per insediarsi alla presidenza Donald Trump, noto per il suo disinvolto ricorso a dazi più alti per contrastare le importazioni e favorire l’economia americana. A Berlino urge dunque un rapido cambio della guardia per mettere in campo un Esecutivo forte in grado di favorire la ripresa ed affrontare le nuove sfide. Purtroppo gli ultimi sondaggi diffusi in Germania indicano un panorama politico frammentato, con la CDU al 32% delle intenzioni di voto, la SPD al 15%, i Verdi al 10%, i liberali al 4% e quindi sotto il muro di sbarramento, ma soprattutto l’estrema destra di AfD (Alternativa per la Germania) al 19%. Il gioco delle alleanze non appare dunque semplice, aggiungendo così ulteriore imprevedibilità al futuro della prima economia europea.