Kiev, tre anni senza vedere l'orizzonte
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Sull’Ucraina piovono bombe dal 24 febbraio del 2022. Tre anni di esplosioni, di allarmi, di paura, di uno sguardo che, per trovare il bello, può solo rivolgersi al passato, perché davanti non ha orizzonti, né domani. Qua e là si è già parlato di ricostruzione, un modo come un altro per non dare a Kiev il peso della solitudine, dell’abbandono. Ma la ricostruzione è un concetto ambiguo, quando l’aggressore, la Russia, ancora non ha smesso di distruggere. Prova ne sia l’attacco di ieri, con 267 droni.
E ora a Mosca si è affiancata Washington, che prova a forzare la fine del conflitto mettendo alle corde Zelensky. Un gioco molto pericoloso, quello di Trump, perché oltre a ferire il presidente della resistenza ucraina, irride un intero popolo. Non firmare la bozza di risoluzione ONU in cui si afferma l’integrità territoriale dell’Ucraina è un atto di violenza. Ma il fatto è che stiamo assistendo a un continuo crescendo di tensione. E non siamo affatto sicuri che tale climax sia funzionale a un percorso negoziale, che sia un effetto collaterale delle trattative. Anzi, siamo convinti del contrario. E non va dimenticato che siamo di fronte a una guerra tra popoli fratelli, feriti nel corpo - troppe le vittime, troppa la brutalità - e nell’animo, nell’orgoglio, sin da quel tentato assalto a Kiev.
Visto che oggi ricordiamo il 24 febbraio del 2022, dobbiamo sottolineare l’obiettivo dichiarato allora da Putin: arrivare fin nel cuore dell’Ucraina e strapparlo via, facendo cadere il Governo e tutto ciò che questo Governo rappresentava e ancora rappresenta, la congiunzione con l’Occidente, con l’Europa, con la NATO. Ricordare gli obiettivi dichiarati allora dal presidente russo ha ancora più senso, oggi, di fronte alla strategia e alle parole di Trump. Il quale dice di ambire al Nobel per la Pace, ma di fatto ricalcando i toni di Putin. Si torna, qui, al concetto di «pace giusta», più volte invocato dal Paese aggredito, o di «pace duratura», per dirla con le parole usate ieri da Zelensky per richiamare un avvicinamento tra Stati Uniti ed Europa. Oggi, a tre anni dallo scoppio di questa guerra, Kiev non intravede neppure uno scorcio di pace, non giusta né duratura.