L'editoriale

La capitale dei ricorsi ora inizi a dialogare

All'ombra della Fortezza, molte opere si sono imbattute in censure che ne hanno condizionato (e, in alcuni casi, tuttora ne influenzano) la loro realizzazione
Alan Del Don
15.03.2025 06:00

Volersi addentrare nel rapporto cittadino-Stato è un’impresa ardua e tediosa. Perciò non lo faremo, anche perché non vogliamo rubare il mestiere a sociologi e politologi. Ci limitiamo a ricordare che, dalla fine degli anni Novanta, neppure il Ticino è immune alla disaffezione ed al disincanto della popolazione che sono andati di pari passo con il calo di fiducia nei confronti delle istituzioni. In questo quadro tutt’altro che idilliaco si inserisce un fenomeno che riguarda prevalentemente il nostro cantone: la «ricorsite» acuta che blocca, spesso per anni, un determinato progetto. «Stiamo soffocando nella nostra democrazia», ha tuonato il consigliere di Stato Claudio Zali ripercorrendo il tortuoso e trentennale iter che il 5 febbraio scorso ha portato all’apertura completa del semisvincolo di Bellinzona. Che ciò sia capitato nella capitale non è affatto un caso. Forse per via del vento, chissà, con l’aria che si fa più elettrica e quindi scombussola gli impulsi delle persone. O magari perché, all’ombra della Fortezza, siamo da sempre polemici per natura. Sta di fatto che - sia prima sia, soprattutto, dopo l’aggregazione - molte opere si sono imbattute in censure che ne hanno condizionato (e, in alcuni casi, tuttora ne influenzano) la loro realizzazione. Opposizioni. Ricorsi al Consiglio di Stato. Al Tribunale cantonale e/o federale amministrativo (TRAM e TAF). Scomodando persino la massima ed ultima istanza del diritto elvetico, il TF, proprio per il progetto che ha fatto sbroccare il direttore del Dipartimento del territorio. Cronologicamente, il caso più recente è quello che abbiamo anticipato sull’edizione di ieri. Un cittadino contesta di fronte al Governo la variante di Piano regolatore approvata poco più di un mese fa dal Legislativo cittadino per la riconversione da 200 milioni del sedime occupato dalle Ferriere Cattaneo di Giubiasco. In precedenza, sempre quest’anno, c’è stato il ricorso contro il via libera al preventivo 2025.

Sia ben chiaro: per fortuna viviamo in Svizzera e possiamo vantarci della nostra democrazia. Vero è - ed è il rovescio della medaglia - che questo fiore all’occhiello può avere degli effetti non solo sul processo politico e decisionale, ma parimenti sul destino di alcune infrastrutture. Restando nella Turrita, in particolare di quelle strategiche che devono garantire lo sviluppo socioeconomico nei prossimi due decenni. Le future Officine FFS di Castione, i cui lavori inizieranno in giugno, hanno dovuto soffrire le pene dell’inferno. Il Municipio faccia i debiti scongiuri, ma lo stesso potrebbe accadere al quartiere in centro città che sorgerà al posto dello stabilimento industriale, attualmente bloccato da un ricorso al TRAM (e «solo» per quanto riguarda la Legge organica comunale, per il resto si vedrà). Detto delle Ferriere, non se la passa meglio il terzo binario tra Bellinzona e Giubiasco, confrontato con due ricorsi al TAF. Ed è ancora tutto da vedere cosa succederà per l’ospedale alla Saleggina. Le premesse - cioè i problemi pianificatori superati in virtù di un «patto di Paese» fra EOC, Cantone e Città - non sono benauguranti. Potremmo andare avanti (quasi) all’infinito. Citando il ricorso (poi ritirato) contro la ristrutturazione delle scuole Nord; l’iter oramai ventennale relativo alle Elementari di Sementina; la censura che blocca, di fronte al TRAM, il restyling dell’ex oratorio di Giubiasco; le raccomandate giunte da poco sulla scrivania del Consiglio di Stato sugli orti comunali alla Gerretta. Come uscirne? Il sindaco Mario Branda auspica la possibilità di rivedere, almeno in alcune procedure, l’effetto sospensivo. Si rafforzi subito il dialogo con i cittadini, aggiungiamo noi. Parlarsi prima è meglio che piangersi addosso dopo.