L'editoriale

La Russia e l'incognita sulla difesa dell'Europa

Chi e come cercherà di porre un freno alle ambizioni espansionistiche di Putin?
Osvaldo Migotto
26.11.2024 06:00

Inutile illudersi, Putin non mollerà la sua presa sull’Ucraina fino a quando non avrà avuto quello a cui mira. E di fronte allo sfaldarsi del fronte Occidentale, con l’imminente entrata in carica di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti e la sua intenzione di non sostenere più Kiev nel conflitto, giungendo a patti con la Russia, per l’Europa si aprono grosse incognite. Chi e come cercherà di porre un freno alle ambizioni espansionistiche di Putin?

Nel corso del sanguinoso conflitto scatenato nel febbraio del 2022 dal Cremlino per contrastare, stando al dittatore russo, la futura entrata di Kiev nell’Alleanza Atlantica, gli aiuti militari occidentali all’ex Repubblica sovietica sono sempre giunti in ritardo e in quantità insufficienti. Lo riconoscono diversi esperti europei di strategia militare che tra l’altro attribuiscono anche alle intermittenti e inadeguate forniture belliche occidentali a Kiev il successo limitato della controffensiva lanciata dagli ucraini nell’estate del 2022. La guerra di logoramento che ne è seguita ha drammaticamente spinto verso l’alto il numero dei militari e dei civili morti o feriti nello spietato scontro militare, aumentando allo stesso tempo le devastazioni causate alle infrastrutture civili ucraine dai bombardamenti indiscriminati delle forze armate russe. I vertici della NATO continuano a promettere il loro pieno appoggio al Paese aggredito, ma appare evidente che se Trump non sosterrà più militarmente Kiev, la pace in Europa promessa agli elettori americani dal futuro presidente USA sarà quella dettata dal vincitore, con pesantissime conseguenze sul futuro dell’Ucraina e al tempo stesso per la sicurezza dell’Europa.

José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea dal 2004 al 2014, intervistato recentemente da Euronews ha affermato di aver incontrato Putin oltre una ventina di volte nel corso del suo lungo mandato e di essersi fatto una chiara idea sulle ambizioni del leader russo. Barroso è sicuro che dopo aver perso in Ucraina migliaia di soldati Putin non accetterà un trattato di pace che non offra alla Russia un’adeguata ricompensa per l’enorme sforzo bellico. Negli USA il vicepresidente in pectore Vance ha già accennato alla possibilità che la Russia mantenga le aree conquistate e che venga istituita una zona demilitarizzata in Ucraina, ma il Cremlino potrebbe chiedere anche di più, visto che Trump non ha una posizione anti-russa. Se le cose andranno davvero così, considerato il probabile disimpegno di Trump nel Vecchio continente, nei prossimi anni l’Europa potrebbe trovarsi confrontata con una Russia più aggressiva.

Putin, ringalluzzito dalle conquiste in Ucraina, potrebbe proseguire nella convinzione che l’uso della forza paga. Secondo alcuni analisti il leader del Cremlino potrebbe persino tentare un colpo di mano nei Paesi Baltici o altrove per testare la tenuta della difesa NATO, indebolita dal probabile disimpegno USA in Europa e dalla presenza nell’UE di alcuni leader filorussi, come il premier ungherese Orban. Non stupisce dunque che alcuni leader europei, a cominciare dal presidente francese Macron e dal premier britannico Starmer, stiano cercando nuove strategie per porre un freno all’espansionismo russo dopo il probabile allentamento della collaborazione militare tra le due sponde dell’Atlantico. Tuttavia, visti i ritardi nello sviluppo dell’industria militare nei Paesi europei, il braccio di ferro in atto con il Cremlino in Ucraina non sembra offrire grandi possibilità di successo a una NATO priva del sostegno americano. Pertanto la tenuta e la credibilità dell’Alleanza Atlantica nel Vecchio continente dipenderà da quanto e quando l’amministrazione Trump taglierà gli aiuti militari a Kiev e agli alleati europei. 

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