La Svizzera, gli svizzeri tra identità e superficialità
Il Primo agosto, la festa nazionale, è da sempre un momento privilegiato per tirare il freno e osservare con lucidità tutto quanto sta attorno a noi. All’interno della nostra amata Svizzera e oltre i confini nazionali. Passano gli anni ma la sintesi della riflessione rimane sempre la stessa. Siamo cittadini fortunati, uomini e donne che godono del privilegio di avere il passaporto con la croce svizzera e, in ogni caso, di vivere in un fazzoletto di terra, laghi e massicci montuosi al centro dell’Europa geografica.
Il lamento è tuttavia sempre merce corrente, perché borbottare è fin troppo facile, mentre fare è molto più impegnativo. Ma se oggi siamo quelli che siamo (e molti ci invidiano per questo) è perché, prima di noi, c’è stato chi ci ha resi svizzeri nel più profondo senso del termine. Oggi però a incrinare questa gioiosa realtà contribuisce in maniera talvolta deleteria la politica, con lotte intestine tra le forze di destra, quelle di sinistra e il fisiologico tentativo di smarcamento reciproco di chi sta al centro e teme di perdere il senso del proprio esistere.
Da questo punto di vista il Primo agosto di quest’anno rappresenta un momento di tranquillità. Il trittico elettorale cantonali-federali-comunali è alle spalle, non lasciamoci pertanto fagocitare da coloro che sono in campagna permanente. Il 2027-2028 è fortunatamente lontano. Quello che stiamo vivendo è l’anno della Svizzera, non di coloro che presentandoci sedicenti ricette per un presunto bene comune, ricercano giocoforza un interesse di parte. Il loro interesse.
La Svizzera è sinonimo di coesione, unità, reciproco soccorso. Essere svizzeri porta in dote delle Istituzioni, e non singoli partiti, capaci davvero di rappresentarci e di darci il meglio. Una vivibilità ragguardevole grazie a un territorio che ogni giorno è capace di sorprenderci e senza che occorra fare uso di photoshop o filtri particolari. La realtà pura ci trasmette una serenità impareggiabile. Quella che altrove è merce rara.
Poi, purtroppo, abbiamo tastato con mano quanto gli eventi climatici estremi siano in grado di stravolgere, distruggere, ferire e uccidere. Godiamo di una sicurezza pubblica invidiata da molti: poi eventi violenti (come la scioccante rapina in pieno giorno tentata a Lugano qualche settimana fa) avvengono. Ma, fortunatamente, per noi non è e non dovrà diventare normalità. Qui non tendiamo ad assuefarci alla criminalità, neppure a quella che si insinua silenziosa nel nostro tessuto economico e sociale. Tutto questo non ci appartiene e dobbiamo tenere vivi i nostri anticorpi per combattere e abbattere ogni subdolo tentativo o tentazione.
Poi, diciamolo, quale nazione del centro e sud dell’Europa, come pure di altre regioni del mondo, compresi gli Stati Uniti, può godere di una socialità come quella elvetica? La Svizzera non ti lascia mai solo. Sembra uno slogan, ma è pura e rallegrante realtà. L’esempio degli esempi, oltre alla goccia che giorno dopo giorno raggiunge chi ha sete e non ha acqua a sufficienza, rimane la straordinaria e mondialmente esclusiva reazione della nostra nazione di fronte allo tsunami della pandemia. La reazione è stata straordinaria, neppure quell’evento epocale ci ha messo in ginocchio.
«Care svizzere e cari svizzeri» dirà senz’altro qualcuno nell’allocuzione che verrà pronunciata domani sera dai molti pulpiti davanti a cittadini festanti e pronti ad alzarsi in piedi mettendosi la mano sul cuore per intonare il Salmo svizzero. Il Primo agosto è un giorno che ci trasmette una forte identità, nel quale emerge il nostro orgoglio di essere ciò che siamo e la nostra volontà a rimanere tali. Ma mantenere vivo il Primo agosto non è tutto. Non basta mettersi la maglietta rossa con la croce bianca, la svizzeritudine va alimentata nei gesti e nel vissuto quotidiano per fare vivere quell’identità accompagnata dai simboli.
Ed è una sfida sempre più gravosa ai giorni nostri, contraddistinti dalla perdita della memoria storica che non passa più automaticamente di generazione in generazione, sbiadita com’è dalla deleteria modernità del mordi e fuggi. Insomma, un Primo agosto, ma anche i giorni che seguiranno in vista del prossimo, contro quel nemico che si insinua nel nostro vivere quotidiano: la superficialità. Un concetto estraneo all’essere svizzeri.