L'attacco al forte in un anno sotto tono
La calma dopo la tempesta, in attesa che riprenda la buriana. Per la politica federale il 2025 si annuncia come un poco appassionante periodo di transizione, dopo un anno vissuto intensamente. Il 2024 è stato eccezionalmente denso di votazioni popolari importanti in ambito sociale e sanitario, con l’introduzione della 13. AVS, la bocciatura del tetto ai premi e del meccanismo di freno ai costi della salute, il no alla riforma del secondo pilastro pensionistico e l’approvazione del finanziamento uniforme delle prestazioni ospedaliere e ambulatoriali. Tutti temi molto divisivi e che toccano direttamente gli interessi primari dei cittadini in quanto lavoratori, contribuenti, assicurati e pensionati (o pensionandi). A breve non sono previsti confronti altrettanto avvincenti. Il 9 febbraio si voterà solo sulla responsabilità ambientale, un’iniziativa radicale e velleitaria il cui destino sembra già segnato. Alle urne, il «bello» arriverà l’anno prossimo con le tre iniziative dell’UDC: quella sulla neutralità, quella contro la Svizzera da 10 milioni di abitanti e quella sul dimezzamento del canone SSR. Nel 2025, a meno di clamorosi cambiamenti in Governo - la NZZ ha rilanciato l’ipotesi di una partenza anticipata e simultanea di Ignazio Cassis e Viola Amherd -, l’attenzione si concentrerà su alcuni dossier scottanti a Palazzo: il programma di risparmi (dovrebbe essere reso noto a fine mese), la consultazione sul dossier europeo con la messa a punto delle relative misure interne, e l’irrisolto finanziamento dell’AVS.
C’è comunque un tema di peso che porterà (di preciso ancora non si sa) ad un importante confronto in votazione: la soppressione del valore locativo per le prime e le seconde case. La decisione, caduta in Parlamento poco prima di Natale, è stata messa in ombra dalla conclusione dei negoziati con l’UE e dalla vicenda Credit Suisse. Ma potrebbe segnare una svolta nella politica fiscale. Dopo sette anni di tira e molla, le Camere hanno optato per un cambio totale del sistema di imposizione della proprietà abitativa. La decisione finale spetta agli elettori perché accanto alla soppressione del valore locativo è prevista una modifica costituzionale (quindi con referendum obbligatorio) per dare la possibilità ai Cantoni di introdurre un’imposta immobiliare sulle residenze di vacanza, destinata a compensare le perdite fiscali. Se questa imposta dovesse cadere, cadrebbe automaticamente anche l’abolizione del valore locativo e si resterebbe allo statu quo.
Nel caso di una sua approvazione alle urne, invece, verrebbe dato via libera al cambio di sistema. Sarebbe una rivoluzione nel rapporto fra Stato e proprietari, che metterebbe fine a un regime impositivo quasi unico in Europa e in auge da più di cent’anni. Chi abita in una casa di sua proprietà non dovrà più dichiarare al fisco un reddito fittizio, ma al tempo stesso non potrà più dedurre né le spese di manutenzione né gli interessi ipotecari, tranne quelli eventuali che gravano su altri immobili in affitto. La battaglia alle urne sarà dura perché il valore locativo si è dimostrato storicamente una roccaforte difficile da abbattere. Per molti proprietari il fatto di tassare un reddito teorico è ingiusto e incomprensibile. Ci sono contribuenti, specialmente pensionati, che hanno già rimborsato buona parte dell’ipoteca e che si vedono imporre il reddito locativo senza poter dedurre granché come interessi passivi, con conseguente maggior carico fiscale. Il sistema, inoltre, è un incentivo all’indebitamento, perché certi proprietari, potendo dedurre gli oneri ipotecari, sono indotti a non ammortizzare i crediti ottenuti. Il forte indebitamento è considerato un rischio per la stabilità del sistema finanziario.
D’altra parte, per quanto complicato, il sistema attuale ha radici profonde e anche una sua logica, fatta di pesi e contrappesi, per garantire la parità di trattamento fra proprietari e inquilini. La possibilità di dedurre le spese di manutenzione, ad esempio, è anche un modo per incentivare la ristrutturazione degli immobili. Nonostante ci siano buone ragioni per invocarla, l’abolizione del valore locativo conta molti nemici. A difendere il forte ci saranno sicuramente gli inquilini e una maggioranza dei Cantoni, in particolare quelli montani, che temono ingenti perdite fiscali e per i quali l’imposta immobiliare compensativa porterebbe solo problemi in più. Il sistema attuale, che fa comodo anche alle banche e ad alcuni rami della costruzione, potrà contare su una resistenza diffusa, che preferisce gli equilibri acquisiti alle incognite del cambiamento. Un’occasione unica per semplificare l’imposizione dei redditi o un salto nel buio? Alle urne l’ardua sentenza.