L'editoriale

Le timide strategie e la rotta da trovare

La buona notizia è che tre partiti hanno raggiunto un’intesa per condurre in porto il preventivo entro la fine dell'anno, quella meno buona è che il sistema rimane tremendamente instabile
©Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
27.11.2024 06:00

La buona notizia è che tre partiti, PLR, Lega e Centro, hanno raggiunto un’intesa per condurre in porto il Preventivo 2025 entro la fine di quest’anno. La notizia meno buona è che il sistema, in primis dal profilo politico, rimane tremendamente instabile, all’insegna di una conduzione in balia più degli umori del momento che radicato su idee forti e condotto dall’autorevolezza. I conti dell’anno che verrà paiono indirizzati lungo un percorso meno tortuoso di quello conosciuto dodici mesi fa, quando a indicare la rotta era stata l’indignazione della piazza vociante, cavalcata da un ampio fronte del mondo politico che si era sdraiato lungo i binari della politica della ragionevolezza lungimirante, per abbracciare l’effimero «giù le mani!» che sottintende ogni genere di populismo della convenienza. Detto che la coerenza non può essere considerata alla stregua di un inutile soprammobile ornamentale da spolverare all’occorrenza, vanno riconosciuti l’impegno e le buone intenzioni del trio. Il Governo aveva presentato un preventivo a quota -64 milioni di franchi, sprofondato da lì a poco a -103 milioni. Tre i fattori: la «leggerezza» governativa nel considerare il rincaro dei premi di cassa malati che ha generato una crescita dei sussidi, la decisione del Legislativo di cancellare la Tassa di collegamento e quella di bocciare il meccanismo della progressione a freddo. In sostanza sono spariti 23 milioni alla voce «entrate». Con il documento fresco di stampa e in attesa del suo avallo politico a metà dicembre, i partiti citati fanno quanto non era stato fatto nel recente passato. Compensano in parte quei milioni mancanti, pur rimanendo lontano dall’obiettivo governativo, riducendo il deficit odierno fino a 90 milioni. Con tre mosse: il taglio lineare di beni e servizi del 2%, la riduzione pari a 2 milioni dell’aumento della spesa per la pedagogia speciale e il taglio del 10% degli investimenti netti. In aggiunta, ma è un auspicio politico cavalcato dalla Lega, ci sarebbe la riduzione di 5 milioni della spesa massima del Cantone per l’asilo. Ed è un bene che anche le forze borghesi si dimostrino pronte e determinate, fino alla prova del contrario, ad agire prendendosi la responsabilità di una strategia economicamente impopolare come la riduzione degli investimenti. Il principio politico che dovrebbe sottintendere una reale fiducia delle forze di Governo nei loro rappresentanti non è matematicamente rispettato, dato che l’obiettivo per il 2025 risulterebbe fallito, ma c’è almeno l’attenuante dello svarione governativo sui sussidi di cassa malati.

La maggioranza della Gestione ha deciso di rispettare il dato politico emerso dalle urne, prima con il controverso «decreto Morisoli» e più recentemente lo scorso giugno con il sì popolare a sgravi fiscali. Insomma, si fa quello che il popolo ha indicato, privilegiando soluzioni orientate a ridurre la spesa piuttosto che all’aumento delle entrate. Va aggiunto che siamo solo all’inizio di questo percorso e che la pressione ora potrebbe tornare a salire. In primis dal PS che, con l’alleato (di comodo) ecologista, si è erto a protagonista di un rapporto spinto con decisione alla pura ideologia. Calcando nuovamente la mano sulla «politica degli sgravi che svuota le casse» (un falso storico) e rimanendo ancorato ai fantasmi del passato, in primis quello di Marina Masoni che si potrà fare un vanto di essere ancora nei pensieri/incubi della sinistra contemporanea. PS che, vale la pena ricordarlo, siede in Governo e non risulta essere un partito d’opposizione. Tutto legittimo, anche pungolare i propri consiglieri di Stato, come fatto da sempre dalla Lega e ora anche dal PLR, ma la sinistra sembra piuttosto interpretare il suo ruolo governativo preoccupandosi solo delle variabili socialmente sensibili, dimenticando che il Ticino è concretamente attento a sostenere chi fa fatica, lamentandosi del fatto che ad «azzoppare il preventivo» sia stato il «veto parlamentare a nuove entrate». Ergo, occorrerebbe tassare di più per risanare i conti. Ma questo non viene dichiarato con trasparenza. Nel dire no a questi conti il PS si trova in compagnia della parte opposta dell’emiciclo politico, quell’UDC che ormai ne fa una chiara questione di battaglia politica in vista del 2027. Della serie che tutto quanto sforna questo Governo (e pure i due leghisti eletti anche grazie al sostegno democentrista) è tutto sbagliato e da rifare. Sarà così fino alle prossime cantonali, poi l’UDC cambierà musica per effetto dell’agognata entrata in Consiglio di Stato. Ma il 2027 è ancora sufficientemente lontano ed è ora di trovare una rotta, non di comodo, ma all’insegna della responsabilità. Sotto a chi tocca.