L'energia, la sanità e la sintesi angosciante
Da sempre l’autunno è foriero di notizie poco rallegranti, quando non letteralmente pessime, per l’anno che verrà. Ma da qualche anno la doccia ghiacciata ci piove addosso ancor prima dello scattare astronomico della stagione in cui cadono le foglie e, talvolta, pure le maschere. Per anni l’attesa poco gradita è stata quella dei premi di cassa malati, puntualmente in agenda per la terza ed ultima settimana della sessione delle Camere federali che da lunedì tiene banco nella città federale. Il rincaro dei cosiddetti «premi» (pessima definizione, meglio sarebbe «punizione») di cassa malati è ormai scontato e appartiene in maniera fisiologica al sistema della nostra sanità. Tutti adirati, imprechiamo sempre contro terzi, ritenendoli colpevoli di tutto, ma raramente siamo disposti ad una sorta di autocritica per capire come potremmo nel nostro piccolo dare un taglio alla crescita dei costi e di ciò che ci tocca pagare ogni mese già solo per la copertura di base. La colpa è sempre rivolta agli altri, in quello che è ormai diventato una sorta di rituale accusatorio e la totale incapacità di fare autocritica è ormai ricorrente. Ovviamente tutti i fornitori di prestazioni non si possono ritenere scevri da puntuali responsabilità e le Casse malati sono altrettanto colpevoli di quanto descritto. La sola certezza è che tutti ci lamentiamo, ma nessuno è capace di mettere un freno o mettere in pratica quella che appare ormai come l’illusoria inversione della rotta. Le riforme sono sempre sul tavolo, ed è il caso anche per l’ultima sessione della legislatura a Berna, prima del rompete le righe e il debutto o la conferma dei politici che entreranno in carica nella sessione invernale più attesa con la nomina, a Camere riunite, dell’intero Consiglio federale per i prossimi quattro anni. La riforma perfetta forse non esiste, ma pure su quelle imperfette la politica fatica a trovare soluzioni di compromesso che, nel contempo, siano in grado di cambiare le cose in un sistema che appare malato e in balia di una complessa serie di variabili che tendono a rendere prossima allo zero la capacità di dare vita a un brevetto salvifico. Più che cambiare il sistema toccherebbe a tutti gli attori modificare le proprie priorità. Mai dire «impossibile»? Forse, ma risulta molto difficile credere che accadrà. E allora restiamo fatalisti, lamentosi ma poco inclini a cambiare, continuando a credere nella taumaturgica politica del sussidio o delle deduzioni fiscali per i premi. Tutto aiuta, ma questo non risolve certo la questione dei costi della salute.
Agli incubi autunnali di noi cittadini, tra rincari e potere d’acquisto eroso, ora si è aggiunto il caro-energia, con quel bene che fino a prima dello scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina era anche piuttosto a buon mercato e che oggi ha visto il prezzo salire alle stelle con il 2024, facendo segnare un nuovo balzo in avanti delle tariffe: dopo il +27% del 2023 a livello nazionale, il prossimo anno si prevede un +18%. In questo caso il cittadino-consumatore non è direttamente protagonista dell’ascesa del prezzo del kWh, ma ne subisce le conseguenze. I più fortunati possono installare pannelli fotovoltaici per attenuare la botta diventando da esclusivi fruitori di energia elettrica a consumatori-produttori. Ma la stragrande parte dei cittadini non ha la possibilità di dotarsi di un airbag per attenuare l’impatto, se non imparare a risparmiare, spegnendo tutto quanto non è strettamente necessario. Si tratta di un cambiamento di paradigma che si è tentato di far passare anche sbandierando lo spauracchio del blackout ricorrente e della penuria di elettricità. Il mercato dell’energia oggi è ad alto grado di speculazione, un po’ forse per la scelta della liberalizzazione del mercato, ma questo dato di fatto, pensato per agevolare aziende e cittadini, non basta attribuire la responsabilità di quanto abbiamo sotto gli occhi. La speculazione e i suoi famelici protagonisti sono sempre pronti a mungere per migliorare la propria posizione, redditività e dividendi. Sia ben chiaro che non significa che il sistema economico non funziona, ma che i segnali di distorsione ai danni del cittadino-consumatore vanno presi sul serio e non con arrendevole leggerezza o, peggio ancora, irresponsabile fatalismo. Senza dimenticare che tasse e balzelli pesano sulla bolletta, emolumenti provenienti dalle tasche dei cittadini già nella morsa dei prezzi e dell’erosione del potere d’acquisto, destinati alle casse pubbliche. E dire che l’energia è un bene comune ed essenziale, non certo di lusso.
In questa fine estate abbiamo sotto i nostri occhi due rincari differenti, che rispondo a logiche molto distanti l’una dall’altra ma che, alla fine, purtroppo, finiscono per accelerare la spirale dei prezzi e a generare forti preoccupazioni per l’anno che verrà. Ed è questa l’angosciante sintesi tra i due mondi descritti.