L'esercizio di guardare troppo lontano

La gestione del presente, lo sguardo sul domani e il cannocchiale per guardare oltre. Talvolta fin oltre l’immaginario umano e anche l’orizzonte scientifico. Sempre più spesso la mano pubblica, federale e cantonale, sforna rapporti che delineano scenari tra 20-30 anni, quando non ancora più in là. Gli stessi vengono divulgati, commentati e finiscono anche per fare tendenza, perché credere in qualcosa di migliore è un atto di fiducia. Ma la fiducia non può essere cieca e soprattutto deve poggiare su fatti man mano comprovati. Da alcuni anni a questa parte ad andare per la maggiore sono quei documenti che disegnano il mondo di domani, partendo dalla nostra realtà, anche quella più piccola: è vero che l’oceano è fatto di tante gocce, ma il peso specifico di ogni realtà è proporzionale alla sua dimensione. Talvolta ci vengono presentate visioni catastrofiste, altre volte ricette draconiane, praticamente mai moderazione, senso della misura, finanche della ragione. La parola d’ordine troppo spesso è «esasperare» nell’illusione che così facendo i cittadini diventino migliori e, di concerto, anche il nostro pianeta possa essere salvato. In particolare tutto questo avviene sul tema ambientale, un nervo sensibile da parte di chi si ritiene ecologista militante e fa sfoggio del suo modo di comportarsi «ecocompatibile» mettendosi qualche mostrina per apparire più presentabile, diciamo «migliore». In realtà si può essere attenti, misurati e parsimoniosi anche senza darsi alla più spinta esasperazione e drammatizzazione climatica.
Nel 2017, sotto la responsabilità politica di Doris Leuthard (dell’allora PPD) con il 58,2% di voti favorevoli, l’elettorato ha accolto la nuova Legge federale sull’energia, ovvero la prima tappa della «Strategia energetica 2050» con tre punti salienti: 1. Abbandono del nucleare; 2. Risparmio ed efficienza energetica; 3. Promozione delle rinnovabili. Poi nel 2021 lo stesso elettorato rossocrociato, ma con a capo del DATEC la socialista Simonetta Sommaruga, ha detto no alla nuova Legge sul CO2 condita con tasse e balzelli punitivi. E prima dell’estate saremo chiamati nuovamente alle urne, sulla base del referendum dell’UDC che intende dare una picconata alla legge che promette di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. E sarà il primo banco di prova del nuovo consigliere federale dell’UDC Albert Rösti che dovrà gestire il confronto alle urne in contrapposizione alla linea del suo partito. Tutti gli obiettivi messi nero su bianco nei documenti descritti saranno anche belli e giusti nel mondo ideale, ma poi risulta tutto sostanzialmente illusorio ed esagerato nel mondo reale. In attesa del terzo verdetto popolare viene da chiedersi che senso abbiano le visioni che ci proiettano tanto in avanti, documenti che, alla fine dei conti, si dimostrano non credibili e non sostenibili, bensì semplicemente e drammaticamente declamatori. I cittadini seguono quando si tratta di sognare il bello e il meglio, ma quando tutto questo richiede sacrifici che vengono percepiti come eccessivi, voltano le spalle.
Anche nel nostro piccolo Ticino abbiamo documenti altisonanti che generano sostanzialmente perplessità. Due consiglieri di Stato (il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali e il responsabile delle Finanze e dell’economia Christian Vitta) sono scesi in campo ad inizio mese per lanciare la consultazione sul rivisto e rinnovato Piano energetico climatico cantonale (PECC) che completa, rinnova e rilancia quello pubblicato nel 2013 quando l’acronimo contava una «C» in meno, quella ora riservata al termine «climatico». Il Cantone riconosce che rispetto a 10 anni fa «la situazione è radicalmente mutata», nel senso che c’è maggiore consapevolezza e senso autocritico da parte dei cittadini che hanno imparato a consumare meno. Questa è un’ottima notizia per noi tutti, come lo è la crescita esponenziale del fotovoltaico in Svizzera. Poi però ci sono eventi come il blackout che la settimana a scorsa ha colpito un’ampia porzione del territorio del Sottoceneri. All’improvviso tutto si è spento e ci siamo scoperti impotenti, fragili ed estremamente dipendenti dall’energia elettrica che muove ogni nostra attività, dalla più banale a quelle d’importanza vitale (pensiamo solo agli ospedali). Questo è un problema odierno, non con orizzonte 2050.