L'editoriale

L'intelligenza artificiale, un capitale da sfruttare

La Svizzera ha dimostrato lungimiranza nel campo del machine learning, ma la partita importate si gioca sul campo dell'approvvigionamento energetico
Giona Carcano
30.12.2024 06:00

Poco dopo Natale, molti servizi offerti da OpenAI – come l’ormai famosissimo ChatGPT o il nuovo prodotto Sora – hanno smesso di funzionare per diverse ore. Una panne di vasta portata, la più grave del 2024, capace di interessare direttamente buona parte dei 300 milioni di utenti attivi ogni settimana sulla principale piattaforma di intelligenza artificiale. Il danno, non ancora quantificato del tutto e le cui cause non sono ancora chiare (potrebbe trattarsi di un sovraccarico inaspettato), ha colpito innanzitutto per i disservizi che ha causato a tante aziende. Migliaia di sistemi in tutto il mondo hanno smesso di funzionare, così come i cosiddetti «chatbot» personalizzati che permettono di affidare a un computer la risoluzione di un’infinità di problemi della clientela.

Insomma, forse per la prima volta è stato possibile misurare in modo netto il grado di penetrazione dell’intelligenza artificiale nella nostra società. Sulla base dell’interruzione dei servizi di OpenAI avvenuta a Santo Stefano, abbiamo quindi scoperto che questa prodigiosa tecnologia – relativamente «giovane» a questi livelli e con queste capacità – è diffusa ovunque e ha già conquistato parecchi settori dell’economia globale. Una tecnologia comoda, capace di far risparmiare tempo e risorse agli utenti, costantemente in evoluzione. Rappresenta, in sostanza, il nostro domani. Ma se questo tipo di tecnologia sta facendo passi da gigante, lo stesso non si può dire dell’infrastruttura che regge e «fa girare» i sistemi dell’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa. Un’infrastruttura che è fatta principalmente da server e da supercomputer, che richiedono a loro volta importanti risorse energetiche. Risorse crescenti – basti pensare che dallo scorso agosto gli utenti settimanali di ChatGPT sono cresciuti di 100 milioni, mentre le visite mensili arrivano a sfiorare i 4 miliardi – e che in un futuro non troppo lontano potrebbero aver bisogno di intere reti dedicate esclusivamente a questa tecnologia. Anzi, negli Stati Uniti già si sta andando in questa direzione: è di ottobre la notizia dell’accordo fra Microsoft e il gruppo Constellation Energy per alimentare i data center del colosso di Redmond tramite un reattore nucleare. Al di là della domanda su quali effetti potrà avere un’interruzione come quella capitata settimana scorsa quando molti più soggetti useranno l’intelligenza artificiale per fornire servizi su larga scala, è quindi necessario chiedersi anche come sfruttare appieno le potenzialità infinite di tale tecnologia. La Svizzera, con l’inaugurazione del supercomputer Alps di Lugano avvenuta qualche mese fa, ha dimostrato lungimiranza nel campo del machine learning. E i risultati di questa attenzione verso il settore stanno già arrivando: OpenAI aprirà un ufficio a Zurigo, dove lavoreranno tre ricercatori di fama internazionale. Per la piazza svizzera significano prestigio e grandi prospettive. Perché essere fra i primi al mondo nella ricerca e nello sviluppo dell’intelligenza artificiale significa assicurarsi un posizionamento strategico a livello internazionale e un indotto potenzialmente enorme (un buon esempio è Google, che in 20 anni di presenza a Zurigo ha portato 5.000 posti di lavoro altamente qualificati). Ma come visto, oggi una partita importante del settore si gioca sul campo dell’approvvigionamento energetico. Per supportare i server, gli Stati Uniti ricorrono all’atomo, l’Europa sta cercando una via il più possibile pulita. Anche la Svizzera dovrà riflettere su questo aspetto centrale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale per evitare il rischio di sciupare il vantaggio strategico acquisito in questi anni.