Liz Truss, una foglia d'autunno sugli alberi
Si mette decisamente male per Liz Truss, primo ministro britannico in carica da poco più di un mese e terza donna a diventare premier nella storia del Regno Unito. La sua gestione dell’economia si sta dimostrando sempre più maldestra e potrebbe essere fatale per la sua sopravvivenza politica. Dopo che le sue misure fiscali avevano provocato il panico sui mercati londinesi, Truss è stata costretta a fare due clamorosi dietrofront: il primo avvenuto il mese scorso, sostituendo dopo pochissimo tempo il Cancelliere dello Scacchiere (ministro delle finanze) Kwasi Kwarteng con il veterano Jeremy Hunt,il quale ieri ha reso noto il ritiro del pacchetto di tagli fiscali annunciato pochi giorni prima dal governo conservatore. Una decisione, questa, dettata dal fatto che il provvedimento - che avrebbe dovuto includere, tra le altre cose, il taglio di cinque punti dell’aliquota fiscale sui redditi più alti, riducendo allo stesso tempo di un solo punto quella sui redditi più bassi – non aveva alcuna possibilità di passare alla Camera d ei Comuni, vista la contrarietà di molti parlamentari anche Tory. L’annuncio del pacchetto di tagli fiscali aveva innescato una crisi di fiducia degli investitori che aveva fatto colare a picco la sterlina. Hunt ha assicurato che Liz Truss è “ancora in carica”, ma che “cambierà rotta”, una dichiarazione che è stata vista da molti analisti come un commissariamento di fatto della premier sulla politica economica, essendo Hunt finora annoverato tra i suoi avversari in seno alla parrocchia dei conservatori. Un segno aperto che fa pensare all’atteggiamento di fronda che coinvolge la maggior parte dei parlamentari Tory (un centinaio), secondo quanto ha scritto il quotidiano “liberal” “The Guardian”, che fino a venerdì scorso lavorava su un’ipotesi di successione a Truss per le festività natalizie. Ma ora i tempi sarebbero precipitati con prospettive di durata della premier anche più ristretti. Si allunga intanto la lista trasversale di chi critica l’inquilina del numero 10 di Downing Street, la cui reputazione è affossata tra gli altri anche dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha bocciato l’approccio di Truss alle politiche fiscali, temendo un’instabilità sui mercati tale da avere conseguenze anche sugli Stati Uniti. Primo fra tutti a non avere peli sulla lingua è il quotidiano di stampo conservatore “The Daily Telegraph”. Un editoriale di questa testata parla di “una trasformazione del Regno Unito in una nuova Italia”. Secondo l’autore, Matthew Lynn, “il nostro Paese è sempre più ingovernabile, con governi che durano poco più di imbarazzanti poche settimane. La crescita si è fermata. I dati demografici sono terribili. La nostra infrastruttura si sta sgretolando ed è impossibile costruire qualsiasi cosa. Il Nord e il Sud sono l’uno contro l’altro, così come i giovani e gli anziani”. Dito verso anche da parte del settimanale “The Economist”, che non ha esitato a paragonare la capacità di tenuta del governo Truss a quella di un cespo di lattuga abbandonata su uno scaffale. Se dunque pochi dubbi esistono Oltremanica su un governo che avrebbe i giorni o addirittura le ore contate, non vi sono certezze né sull’eventuale successore né su come eliminare politicamente la premier, che in base alle regole per almeno 12 mesi non potrebbe subire un voto di sfiducia da parte dei suoi deputati. Ma ogni mezzo sarà lecito pur di mutare una situazione che non fa che rallegrare i laburisti, all’opposizione da 12 anni e a cui i sondaggi assegnano livelli di popolarità che non si vedevano dagli anni Novanta. Il loro traguardo è un netto rilancio in vista delle elezioni, pur sempre teoriche, del 2024.