Lugano tra limature, strategie e tensioni
Il Municipio di Lugano, cambiato nella misura dei due settimi in primavera, sta uscendo dalla fase di quello che appare come un inutile rodaggio visto il lieve mutamento delle persone e dello statu quo delle forze politiche rappresentate nell’Esecutivo. E Lugano, seppur indebolita, rimane la capitale economica del Cantone. C’è di positivo che quanto messo in atto negli ultimi mesi è destinato a indicare chiaramente la rotta della città sul Ceresio.
C’è il documento strategico del Piano direttore, chiamato a disegnare un territorio che conoscerà una profonda trasformazione specie a Nord. Un polo che punta a più spazi verdi, sul modello delle grandi città europee, ma che rimane con un grande cruccio: la viabilità e il lungolago. Su quest’ultima via di transito ognuno dice la sua, tutti vorrebbero cambiare, ma nessuno sembra avere idee chiare e la forza persuasiva di convincere. Di pari passo con la crescita della Lugano da vivere, il Municipio sarà chiamato a forgiare la Lugano sostenibile, puntellando con misure efficaci una rotta finanziaria se non da vacche grasse della Lugano delle banche e del terziario avanzato, di una Lugano che non sia costretta a usare la limetta delle unghie per sbarcare il lunario. Il riferimento è alla decisione di abolire, dopo averlo annunciato e comunicato, l’aperitivo di Natale per i dipendenti. Introdotto negli ultimi anni, non è di certo una tradizione storica, ma invitare e poi ritirare l’impegno, non è davvero una mossa che fa onore alla città. Ma attenzione a non scivolare neppure nella facile indignazione per quella che è, e tale rimane, una piccolezza ingigantita dalla scivolata di stile. Però parlare in maniera reiterata dell’aperitivo mancato non ha senso, mentre quello che conta è arrivato sul tavolo del Municipio, il messaggio che dota la politica degli strumenti per correggere la rotta. Il tutto senza mai dimenticare che quello che regge il Cantone e i Comuni è un sistema legato a doppio filo e dovrà essere interesse e attenzione del Consiglio di Stato considerare Lugano la città economicamente più forte e che foraggia di milioni il fondo perequativo. Un interlocutore non comune, bensì privilegiato nell’interesse delle parti e, alla fine dei conti, anche dei cittadini degli altri Comuni. Oggi questa attenzione e considerazione non sembra esserci. Lugano ha assunto la consapevolezza e la coscienza che non si può restare con le mani in mano in attesa di tempi migliori (che difficilmente arriveranno) e si sta già muovendo. Anche in maniera proattiva, recandosi ad esempio a Londra sotto la guida del responsabile delle finanze Marco Chiesa a caccia di globalisti interessati a trasferirsi a Lugano dopo che il Governo inglese ha cambiato le regole generando scontenti tra diversi Paperon de’ Paperoni londinesi. Mossa intelligente, perché per una volta non fa leva su quella che potrebbe essere descritta come una guerra fiscale tra poveri, Comuni e Cantoni, bensì su una lungimirante strategia per portare contribuenti che oggi non pagano nulla in Svizzera. Poi, come spesso capita, siamo pronti a sentire l’indignazione dei benpensanti, quel fronte che dimentica storicamente che la ricchezza per essere distribuita, va innanzitutto generata.
Intanto Lugano sta meditando di realizzare anche qualche altro incasso straordinario una tantum, vendendo alcune proprietà o qualche gioiello di famiglia. In particolare, sta entrando in una fase calda la possibile cessione delle azioni del Casinò di Lugano. Non è la prima volta che la questione viene tematizzata, ma oggi più che mai sembrano maturi i tempi per abbandonare quello che non appare il compito di una città moderna, ovvero essere proprietaria di una casa da gioco. Essenziale sarà vendere e non svendere. Altrimenti meglio aspettare. Ma è innegabile che quei milioni darebbero alle casse cittadine una buona boccata d’ossigeno. Intanto va ricordato che tutto il mondo è paese e Lugano non fa eccezione. Al centro delle polemiche nelle ultime settimane c’è l’azione ardita del municipale socialista Raoul Ghisletta, protagonista nella sala di Palazzo Civico di diverse prese di posizione sin dal giorno della sua elezione e che ora ha alzato il tiro. Ghisletta si è sdraiato sui binari del Municipio impugnando il Consuntivo 2023 perché non vi figurano oltre 2 milioni della Cassa dei pompieri. Sembra una barzelletta e invece è pura acredine di un municipale che ha deciso di fare opposizione dura e pura all’interno del collegio. Per Ghisletta la questione è contabile e non politica, per il sindaco Michele Foletti «il sistema della concordanza comporta anche rispetto democratico», in sostanza ha dato al collega del cattivo perdente. La sinistra, dopo Cristina Zanini Barzaghi voleva alzare il tiro. Ma con la foga si fa presto anche a spararsi sui piedi.