L'editoriale

Lugano, un sussulto politico che fa ben sperare

È un bene che il Consiglio comunale si sia «ravvivato» dopo una legislatura, quella terminata lo scorso aprile, caratterizzata da una sostanziale calma politica e da un tavolo di sasso mai realmente scalfito
Nico Nonella
18.12.2024 06:00

Immaginatevi per un istante di essere al comando di uno dei velieri dell’epoca napoleonica, quelli resi celebri dall’ammiraglio Horatio Nelson o del comandante William Bligh del Bounty. Avete deciso una rotta per superare un tratto di oceano particolarmente tempestoso, quando ecco che sul ponte di comando ufficiali e marinai iniziano a strapparsi il timone dalle mani per girarlo da questa o da quella parte, ciascuno intenzionato a puntare la nave verso la rotta ritenuta più adatta. Ecco, nella migliore delle ipotesi, non riuscireste neppure a uscire dal porto. Dalle acque salate dell’oceano ci spostiamo a quelle del Ceresio, dove il veliero in questione è la Città di Lugano, chiamata a uscire indenne da un altro tipo di acque agitate, quelle dei conti pubblici. Il Preventivo 2025, uno dei più dibattuti della storia recente, è stato approvato con un risultato tutt’altro che esaltante (26 favorevoli, 18 contrari e 11 astenuti), ma perlomeno è stata evitata una bocciatura che avrebbe avuto del clamoroso. Nessun partito ha voluto essere il responsabile di alcuni mesi di gestione provvisoria - tornando al nostro veliero, sarebbe stato come navigare a vista -, ma dalla discussione in aula e dal voto finale, quello che è uscito è un segnale politico: bisogna risparmiare, ma quanto proposto sin qui dal Municipio - la rotta, insomma - non fa l’unanimità. Tradotto in parole povere: per andare avanti, per imboccare quella «Road Map» che l’Esecutivo inizierà ad illustrare a fine febbraio, serve un consenso politico allargato.

Un accordo che il Municipio si è affrettato a trovare in Gestione, Commissione che da tempo invoca un maggior coinvolgimento del Consiglio comunale sul tema delle finanze pubbliche. Esecutivo e Legislativo si sono simbolicamente stretti la mano quando la maggioranza commissionale, nel suo rapporto, ha messo nero su bianco una «linea comune»: una riduzione minima dei costi di dieci milioni da ottenere alle voci «Spese per il personale» e «Spese per beni e servizi» - senza toccare la socialità e l’istruzione - ma anche sulle spese di trasferimento.

L’approvazione dei conti ha dato luce verde a questa rotta, non senza stoccate reciproche tra i vari partiti i quali, tra storici «No» e astensioni varie, hanno dato vita a un dibattito se non infuocato, perlomeno animato. Pistolettate? Quasi. Ed è un bene che sia stato così. È un bene che il Consiglio comunale si sia «ravvivato» dopo una legislatura, quella terminata lo scorso aprile, caratterizzata da una sostanziale calma politica e da un tavolo di sasso mai realmente scalfito. Più o meno come un classico stallo alla messicana, dove tutti aspettano la mossa di qualcuno.

Nelle scorse settimane lo stallo si è rotto e qualcuno si è smarcato da questo equilibrio. Certo, fa strano che la casacca dell’opposizione sia stata indossata proprio dal PLR, che per la prima volta nella sua storia ha deciso di affossare i conti. Una scelta politica forte - ma è veramente nel DNA del partito? - che ha incassato lodi e critiche, sulla carta difficile da mantenere sull’arco di un quadriennio con un partito che conta due municipali (su sette) e quattrodici consiglieri comunali. Un vestito che la Lega barricadero-istituzionale ha saputo cucirsi addosso per anni, ma per il PLR è un look decisamente nuovo. E inusuale. Ora, quello della compagine liberale radicale non è un ammutinamento del Bounty, questa volta andato in scena al largo di Villa Heleneum, ma è indubbiamente uno strappo politico che andrà ricucito mettendo sul tavolo proposte concrete per arrivare al risanamento dei conti.

Dalle colonne del nostro giornale, il capodicastero Finanze Marco Chiesa ha detto di contare anche sui liberali radicali; lunedì la capogruppo liberale radicale Natalia Ferrara si è detta disponibile a collaborare. L’auspicio di tutti è che la mossa del PLR sia un segnale politico al Municipio e non una mossa in ottica elezioni del 2028. Altrimenti, tanto varrebbe che sul ponte di comando di Palazzo Civico ognuno si metta a girare il timone a suo piacimento. Allora sì che i tagli diventerebbero inevitabilmente più dolorosi.