Media, si può crescere malgrado la crisi

Su queste colonne abbiamo spesso analizzato e commentato la crisi della carta stampata. Giornali e periodici sono in sofferenza per un paio di ragioni. La prima: i giganti del web, spesso allergici alle regole del mercato, hanno drenato gran parte della pubblicità fino a qualche anno fa appannaggio dei media tradizionali. La seconda ragione: il trascorrere fisiologico degli anni ha fatto diminuire il numero di quei molti e fedeli abbonati, nati in epoca pre-internet, che preferivano, e ancora oggi preferiscono, il supporto cartaceo. C’è chi ritiene che questa sia una crisi irreversibile e che il passaggio pieno dall’informazione su carta a quella sul digitale sarà inevitabile. I dati REMP pubblicati la scorsa settimana, tuttavia, ci consentono di ridimensionare questa ipotesi «a senso unico».
Restando al Corriere del Ticino, l’istituto Ricerche e studi dei media pubblicitari di Zurigo ha certificato un aumento dei nostri lettori alla ragguardevole cifra di 94.000, qualche migliaio in più dell’ultima rilevazione. Il Corriere è dunque in controtendenza rispetto al panorama dei media privati ticinesi e, in generale, a quello elvetico, dove sono pochissime le testate che registrano un aumento del proprio lettorato. Le riflessioni da fare davanti a un simile risultato non sono poche e richiedono una revisione di certe idee a cui ormai si è purtroppo assuefatti, al di là dei numeri, per il gran battage di cui beneficiano (principalmente dai colossi del web e dagli innovatori per partito preso). Innanzitutto una nota di metodo. Se il numero di abbonati al cartaceo cala, come è possibile che aumenti quello dei lettori? La risposta paradossale, supportata dai dati REMP, è che il supporto cartaceo, e volendo la sua «replica» sotto forma di e-paper, è ancora quello preferito in assoluto da chi ha necessità di informarsi in modo solido, senza perdere ore in un web stracolmo di news (spesso superficiali o confezionate dall’IA, come vere e proprie commodities) ma anche di molte, troppe distrazioni.
La gerarchia (grafica e di contenuti) con cui le notizie vengono impaginate, approfondite e proposte sul cartaceo resta ancora di una efficacia e di una immediatezza senza pari. I lettori quindi vanno a cercarlo e lo leggono volentieri dagli amici, nei caffè, nei luoghi pubblici (ad esempio le biblioteche) o abbonandosi direttamente all’e-paper. L’aumento registrato da REMP si spiega anche in questo modo. C’è anche il fatto che l’informazione cartacea è legata al territorio da una rete di redazioni, giornalisti, collaboratori e contatti che risulta ancora pagante: smantellarla significherebbe restare sconnessi (altro paradosso) dalla propria regione di riferimento. Il Corriere del Ticino, la cui leadership cantonale tra i media privati pare non essere più in discussione, persegue ancora, certo con fatica, questo tipo di giornalismo serio e presidiato, naturalmente investendo pure sul lato digitale e sulle nuove generazioni. Operazione complessa su più fronti, ed è per questo che i talvolta contestati aiuti ai media da parte della Confederazione non sono da considerarsi un sostegno alla transizione verso il digitale, o non soltanto, ma alla semplice quanto preziosa democrazia. Che è e deve restare pluralista, con buona pace della Posta che la preferirebbe, per risparmiare, solo digitale (ne abbiamo discusso diverse volte). Il futuro sarà impegnativo, dunque, ma probabilmente non imporrà il fasullo bivio carta-digitale.
Il giornale di carta certo dovrà cambiare: sarà dedicato sempre più all’approfondimento, alle analisi, agli scenari, ai commenti. Un giornale sempre più d’opinione e sempre meno generalista. In tanti casi aumenterà di prezzo, ma offrirà molto a coloro che, per professione o per piacere, hanno necessità di tenersi informati non in modo superficiale. I dati REMP dimostrano come, all’essenza di tutto, in un mondo che va troppo in fretta, vi sia del buon giornalismo: locale e internazionale. È quello che ci chiedono i nostri 94.000 lettori.