L'editoriale

Migranti: non scopiamo i problemi sotto il tappeto

Oggi non sarà un’emergenza come quella del 2016, ma la gestione dei richiedenti l’asilo comincia a essere problematica e se i preannunciati aumenti dei flussi migratori entro novembre trovassero conferma la faccenda rischierebbe di finire totalmente fuori controllo
Bruno Costantini
27.07.2023 06:00

In forma diversa la situazione l’avevamo già vissuta nell’estate del 2016, quando il fenomeno diventò una vera emergenza con la pressione sulla frontiera di Chiasso delle centinaia di migranti accampati a Como. Il contesto internazionale era più o meno identico, con gli sbarchi in Italia e l’assenza di una politica europea in materia. Nemmeno è diversa la posizione del territorio ticinese rispetto alla Confederazione: anche oggi Berna non sembra essere sempre in chiaro su quel che succede al confine sud del Paese e sui compiti che il nostro Cantone svolge a beneficio dell’intera Svizzera, benché la capa del Dipartimento federale di giustizia e polizia Elisabeth Baume-Schneider, intervistata ieri sera dalla RSI, abbia riconosciuto quanto fa il Ticino ed espresso comprensione per la popolazione di Chiasso.

Oggi non sarà un’emergenza come quella del 2016, ma la gestione dei richiedenti l’asilo comincia a essere problematica e se i preannunciati aumenti dei flussi migratori entro novembre trovassero conferma la faccenda rischierebbe di finire totalmente fuori controllo. Le prese di posizione e le iniziative politiche a livello locale sono diverse; le autorità di Chiasso hanno già lanciato più di un allarme in base ai dati forniti dalla polizia su furti, danneggiamenti, problemi di sicurezza pubblica e di convivenza con la popolazione (vedi il reportage pubblicato lo scorso 21 luglio); l’ex sindaco ha lanciato una petizione; il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi prima e la Deputazione ticinese alle Camere federali poi hanno scritto al Consiglio federale, in particolare a Baume-Schneider, reclamando misure incisive in tempi rapidi, tra cui la riduzione del numero di richiedenti l’asilo presenti nel Mendrisiotto (la Confederazione aveva indicato un massimo di 350 persone a Pasture e a Chiasso, ma siamo già oltre 600) e basi legali per sanzionare più severamente i recalcitranti per i loro comportamenti al di fuori dei centri di accoglienza. Sono richieste assennate su un problema reale che non può essere risolto con i soliti approcci ideologici di buonisti e cattivisti e che non va confuso con altri aspetti di carattere umanitario (come la questione dei suicidi di tre giovani richiedenti l’asilo su cui un atto parlamentare interpartitico chiede giustamente al Consiglio di Stato di fare chiarezza). Scopare i problemi di ordine pubblico sotto il tappeto, facendo crescere l’esasperazione della popolazione, non serve di certo alla causa dello spirito di accoglienza e di solidarietà che i chiassesi hanno sempre dimostrato. Per questo consigliamo ai politici federali che presenzieranno al Locarno Film Festival di non limitarsi ai ricchi aperitivi tra vip pardati, ma di andare a Chiasso a bersi una birretta calda tra la stazione e piazza Indipendenza. Potrebbero avere lo spunto per sostenere la capa del Dipartimento federale di giustizia e polizia a non limitarsi alle parole ma a passare ad azioni concrete.