Officine, le ferrovie da un tunnel all'altro
Per alcuni mesi, all’inizio del 2018, si era tornati a parlarne con insistenza, poi è diventata quasi innominabile. L’ex Monteforno di Giornico, storica acciaieria che ha fatto le fortune della bassa Leventina negli anni Settanta, era fra i papabili per accogliere le avanguardistiche Officine FFS in partenza da Bellinzona. Poi la scelta è caduta su Castione, come sappiamo. E da quel momento è calato il silenzio su quella che, ancora oggi, numerosi addetti ai lavori ritengono potesse essere la soluzione migliore sotto diversi punti di vista. In ordine sparso: zona già attrezzata, riutilizzo di un’area industriale dismessa invece di occuparne una agricola (con il sacrificio di otto ettari di Superfici per l’avvicendamento delle colture), creazione di posti di lavoro in una regione periferica, sostegno con i fatti e non solo a parole alle valli e via discorrendo.
Secondo le valutazioni delle Ferrovie, tuttavia, la soluzione presenta(va) delle importanti lacune a livello tecnico ed infrastrutturale. Tre quelle principali: la mancata disponibilità di tracce ferroviarie, gli adeguamenti necessari alla stazione di Bodio e, soprattutto, i problemi legati al punto d’incrocio della Giustizia a Biasca, risolvibili «unicamente con ingenti investimenti infrastrutturali supplementari». Così si riportò nell’analisi dei pro e dei contro di ogni variante presa in considerazione. La cifra non venne mai quantificata con esattezza, ma una domanda sorge ora spontanea, alla luce dell’aumento dei costi per la soluzione di Castione (passati in meno di sette anni da 360 a 755 milioni): realizzare il cosiddetto «salto montone» o un nuovo binario di sorpasso per consentire ai moderni treni di transitare dal Borgo avrebbe necessitato di un investimento di quasi 400 milioni? È un interrogativo che la politica dovrebbe porsi e porre nelle sedi opportune.
Invece dell’ex Monteforno non si parla più. Ci sarebbero poi altre questioni che meriterebbero delle considerazioni (il progetto di Castione è stato costantemente frenato dai ricorsi, sarebbe successo lo stesso con quello di Giornico? Che c’azzecca il prospettato Polo di sviluppo economico, che sorgerà a poche centinaia di metri verso sud, con l’Officina 2.0?) ma con i «se» e con i «ma» non si va da nessuna parte. Tanto più oggi che il treno è oramai lanciato e, forse, arriverà a destinazione a fine 2028. Con due anni di ritardo sulla scadenza che le Ferrovie avevano fissato e che, a loro dire, si sarebbe dovuta rispettare per poter effettuare la manutenzione dei Giruno già nel performante impianto.
Un investimento industriale senza precedenti nella storia del Ticino, per il quale hanno aperto il borsello pure il Cantone (100 milioni) e la Città di Bellinzona (20). Governo e Municipio hanno fatto buon viso a cattivo gioco di fronte all’ulteriore ritardo nella messa in esercizio dello stabilimento: sull’area che verrà liberata in città si svilupperà un pionieristico quartiere che sarà uno dei motori socioeconomici della Turrita dei prossimi decenni. Ma prima c’è da risanare i terreni. E sarà come scalare l’Everest.
Se il primo cantiere slitta, di conseguenza il secondo non può iniziare (anche perché deve far fronte alle censure inoltrate al Tribunale amministrativo cantonale contro la variante di PR). È indispensabile che l’ente pubblico, e non esclusivamente l’ex regia, si esprima sul dossier le cui ultime due serate informative, rivolte ai cittadini di Arbedo-Castione, risalgono a fine aprile 2022. Solo due anni e mezzo scarsi fa, ma ricchi di inaspettate novità. Tanto che le FFS, uscite dal tunnel della galleria di base del San Gottardo, stanno ora cercando la luce in fondo ad un altro.