L'editoriale

Passioni, emozioni e deviazioni dello sport

Riflessioni su questa estate da incorniciare per le molte possibilità di osservare grandi eventi, ma è ovviamente legittimo dissentire e definirsi esausti per l'overdose
Gianni Righinetti
25.07.2024 06:00

Il campionato svizzero di calcio è iniziato nel weekend, quello di hockey vedrà il semaforo scattare sul verde a metà settembre, ma a contraddistinguere questa estate sono stati prima il Campionato europeo di calcio che si è tenuto in Germania e a breve le Olimpiadi estive di Parigi 2024. Per gli appassionati l’opportunità del sempre affascinante «gioco del pallone» e poi la proposta multidisciplinare offerta dalla manifestazione dai cinque anelli intrecciati a simboleggiare i cinque continenti. Diciamolo: per chi è animato dalla passione dell’evento sportivo è un’estate da incorniciare per le molte possibilità di osservare con quella verve partecipativa che solo chi ama lo sport riesce a capire e condividere. Legittimo, ovviamente, dissentire e definirsi magari esausti per l’overdose descritta. Dire sport significa parlare anche di socializzazione e coesione sociale per le opportunità di stare insieme e di dialogo che offre, specie nell’era sempre più spinta dell’individualismo da social media, nell’illusione che lo strumento che ci permette di interagire con il mondo intero all’istante permetta una socializzazione autentica. Dire sport significa anche parlare di qualcosa che è disciplinato da puntuali regole, i paletti che delimitano ciò che è lecito da quanto è illecito nell’attività e nel gioco. Ma ci sono anche le regole più strettamente morali, codificate affinché le pari opportunità di riuscita e di successo stabiliscano un denominatore comune, poi a fare la differenza toccherà ai singoli atleti o alla forza del gruppo. La squadra.

Dire sport significa «stare insieme», perché la forza d’inclusione non conosce pari. Basti pensare ai termini «squadra» e «tifosi». Questi ultimi, tanto diversi (dal ceto sociale, alla formazione, alla professione, agli interessi), sono attratti da una calamita d’entusiasmo per la loro squadra, per i colori e i cori che la contraddistinguono. Per il vero tifoso la propria squadra è una sorta di religione: la si sostiene e difende a prescindere. Punto. È però esagerato e fuorviante credere che lo sporta faccia crescere la coscienza e il rispetto per l’altro. Il sentimento acritico crolla laddove termina il confine recintato della propria squadra del cuore. Oltre c’è il buio, nessuna comprensione, zero solidarietà. Solo avversari da battere. Da (sportivamente parlando) abbattere.

Ma non c’è niente come lo sport capace di regalare momenti sublimi di farci dimenticare le pieghe della nostra quotidianità, di mettere da parte ogni genere d’ombra per mandarci in estasi. O magari farci arrabbiare. Eh già, perché la rabbia per una rete subita o una cocente sconfitta, non è neppure paragonabile allo stesso sentimento che emerge quando i problemi si manifestano in ambito familiare o professionale. Se poi ad essere «arrabbiato» è l’atleta, ancora meglio per il risultato della squadra del cuore.

Tante sono state le emozioni che ci hanno regalato gli Europei, kermesse che ha riempito le piazze, perché se è vero che la squadra che ci fa battere il cuore è bello seguirla live (quando possibile), le gesta della Nazionale si prestano sempre più ad adunate tra amici o nelle piazze davanti allo schermo gigante. Nell’era della tv on demand che ci induce a non guardare più nulla in diretta, ma quando fa comodo, lo sport rimane autentico e godibile solo quando è live. E questa realtà ci porta ad alcune note dolenti, perché è così appetibile da fare gola. Eccome! L’escalation dei prezzi dell’abbonamento per guardare le partite dei principali campionati, non conosce tregua alcuna. È una continua rincorsa e aste delle piattaforme online per accaparrarsi i diritti dei principali campionati (specie di calcio) e il tifoso a rincorrere i «cari» abbonamenti per non perdersi un solo gol. A mandare la palla in fondo alla rete sono sempre e solo loro: i grandi colossi della tv on demand. Con buona pace per la nostra passione e il nostro borsellino.