Una scelta spiazzante ma forte per il Papio
La decisione del Consiglio di fondazione del collegio Papio di proporre come nuovo rettore Boas Erez è di quelle che oggi possono essere iscritte nella categoria, molto di moda, delle «scelte controintuitive». Quelle scelte che a volte hanno successo e a volte no, ma che portano sempre - e in ogni caso - una ventata di aria fresca e di cambiamento, non di rado positivo. Dopo il ventennio e oltre di servizio di don Patrizio Foletti, che alla fine di quest’anno scolastico lascerà le sue funzioni, e anche, va detto, dopo l’amara e inquietante vicenda di don Leo, cappellano e docente del Collegio Papio arrestato per presunti abusi sessuali l’agosto scorso, non era facile trovare un nome adatto a traghettare il prestigioso istituto scolastico di Ascona nel futuro senza troppo scardinare il passato, ma dando comunque qualche spinta inedita e originale. E così, il Consiglio di fondazione del Papio, composto da laici e voluto da monsignor Grampa nel 2008, ha sfornato una proposta, ça va sans dire, laica al cento per cento, ma che è anche spiazzante e allo stesso tempo, nella miglior tradizione ticinese, legata a una certa idea di continuità «territoriale». Non si è andati, insomma, a pescare troppo lontano. Il nome di Boas Erez – potenziale primo rettore laico, comunque cattolico per conversione, del Papio – verrà ora sottoposto all’amministratore apostolico della diocesi di Lugano, monsignor Alain de Raemy, cui compete la decisione finale. Che con ogni probabilità sarà un sì.
Si tratta, a nostro parere, di una scommessa abbastanza meditata. Erez è una personalità riconosciuta, ha insegnato ad Harvard e Bordeaux, ha quella che si dice una intelligenza magnetica e si trova molto a suo agio tra i giovani. Per sei anni, fino al 2022, è stato anche rettore dell’Università della Svizzera italiana, un ruolo che alla fine ha lasciato di comune accordo con l’ateneo per «divergenze di vedute». All’epoca, questa dolorosa separazione consensuale fece molto discutere, e a ragione: in Svizzera capita di rado di vedere un rettore e il suo ateneo ai ferri corti. Per una serie di posizioni o di critiche sopra le righe ed estranee al ruolo di un rettore - ad esempio sui molinari a Lugano o sulla gestione della pandemia da COVID - Erez era finito un po’ troppo prigioniero del suo personaggio, nel bene come nel male. Ma alla fine le tensioni si sciolsero e lui stesso restò all’USI come professore di matematica. Ora, se la proposta del Consiglio di fondazione del Papio verrà accettata, si aprirà per lui – che come detto ha sempre avuto un po’ di difficoltà a vestire i panni istituzionali – un’altra bella sfida proprio di carattere istituzionale: ridare serenità al prestigioso collegio di Ascona e farlo tornare ai fasti di un tempo, scongiurando altri scandali. Un ruolo dinamico e una missione precisa molto differenti da quelli che lo impegnarono all’USI, dove continuerebbe peraltro a insegnare. Al Papio, in una piazza diversa da quella di Lugano, tra studenti più giovani e con esigenze diverse, il progressista Boas Erez potrebbe trovarsi paradossalmente più a suo agio, risultare più efficace e forse meno ossessionato delle proprie opinioni politiche, che l’avevano portato anche a correre nel 2023 per il Consiglio di Stato. La sua è una candidatura che in molti vedono positivamente, in primis Filippo Lombardi, suo sostenitore all’interno del Consiglio, oltre a monsignor Grampa, storico rettore ad Ascona, personalità che più di ogni altro conosce i meccanismi interni ed esterni che regolano il collegio. Altri, in Ticino, ne vedono prima di tutto le possibili fragilità operative legate a un carattere spigoloso. Ma se il Papio cercava una guida forte in un periodo delicato, probabilmente l’ha trovata.