Un'eredità da cogliere per Locarno e il Festival
Mancano più di tre settimane al via, ma l’aria, in Ticino, è già piena di Festival. L’attesa per la manifestazione, ormai un vero e proprio evento che coinvolge tutto il cantone, si tocca con mano: gli alberghi sono tutti prenotati, giornalisti da ogni latitudine, specializzati in cinema e non solo, cercano informazioni, indiscrezioni, accrediti, materiale d’archivio. La sera, agli aperitivi, si sente già discutere animatamente se la retrospettiva messicana di quest’anno sarà all’altezza di quella dell’anno scorso, dedicata a Douglas Sirk. Insomma, si respira un notevole entusiasmo, curiosità, passione, e un clima culturale internazionale che riflette la vocazione «glocal» di quello che vuole essere – e dovrebbe essere - il Ticino. È, questo, il risultato di una potente crescita del Festival, che dalla sera del 23 agosto 1946 - quando venne proiettato il primo lungometraggio della prima edizione – di strada ne ha davvero fatta tanta. Fino a diventare – per dirla con Alain Berset, grande estimatore e amico di Piazza Grande – «La capitale estiva del Paese». Diciamocelo subito: dietro questa ascesa – che negli ultimi vent’anni è stata perfino inarrestabile, al netto della pandemia - c’è un nome, quello del presidente (ma qualcuno lo chiama giustamente deus ex machina) Marco Solari. È lui - una personalità molto radicata sul territorio ma con la capacità piuttosto rara di essere anche ben inserito e apprezzato negli ambienti economici e politici svizzeri - che dal 2000 si occupa della parte più essenziale e sfidante della struttura del Festival. Per usare le sue stesse parole: «Il presidente deve riuscire a fare tre cose: trovare finanziamenti, trovare finanziamenti, trovare finanziamenti». Marco Solari, credibile ambasciatore del Ticino, c’è riuscito, ça va sans dire, e alla grande, anche attraverso la scelta di direttori e collaboratori di prim’ordine. Sarà questa la sua grande, preziosa e difficile eredità, dal momento che, giunto alla soglia degli 80 anni, egli stesso ha deciso che nella primavera del 2024 non solleciterà il rinnovo del suo mandato. Chi arriverà dopo di lui – e prima dell’alzata del sipario della 76. edizione il nome verrà finalmente svelato - si troverà una strada, paradossalmente, in parte spianata e in parte in salita.
Il Locarno Film Festival non è così lontano oggi dall’omologo di Berlino, e ha sempre meno da invidiare a «mostri sacri» come Cannes e Venezia. L’inaspettato traguardo è stato possibile raggiungerlo anche grazie ai main partner che hanno sostenuto l’evento: giganti come UBS o Swisscom da decenni puntano sempre di più sul Festival, e di recente si è aggiunto anche un brand internazionale come Swatch. Si tratta di aziende che hanno individuato tutta la potenzialità di crescita della manifestazione, anche grazie al lavoro – o sarebbe meglio scrivere, all’ingrato compito – svolto da Marco Solari, che con la sua forza persuasiva e l’innata capacità di suscitare empatia, ha pazientemente seminato e infine raccolto. Perché c’è da constatare soprattutto questo: nessuno ha trasmesso come lui un sentimento di accoglienza, di affabilità e di serietà del progetto. Se sui contenuti artistici del Festival ciascuno può dire la sua – e le critiche costruttive servono e aiutano a crescere ulteriormente - è indubbio che l’ospitalità che si respira tutti gli anni a inizio agosto a Locarno stacca di diverse lunghezze quella delle altre manifestazioni. Sarà la bellezza di Piazza Grande, o il Lago Maggiore, sarà l’atmosfera bucolica di Ascona, sarà – appunto – il sorriso affabile e sincero di Marco Solari, ma il Festival oggi è anche, e forse soprattutto, un enorme patrimonio di cultura e di accoglienza elvetica, oltre che uno spazio di arte e di esplorazione artistica. Aggiungere mattoni a questa impresa già memorabile, già storica – e speriamo nel veloce arrivo del Grand Hotel, che ci auguriamo diventi punto di eccellente mondanità, che a Locarno non guasta, anzi è assolutamente necessaria – sarà senza dubbio uno dei compiti principali della politica cantonale dei prossimi anni e di chi avrà la responsabilità di succedere a Marco Solari.
Le premesse per un’ulteriore ascesa del Festival ci sono tutte, e sarebbe ascesa definitiva nell’Olimpo dei festival cinematografici mondiali. Abbiamo anche una bella data per realizzare questo ambizioso obiettivo: se non l’80. edizione del 2027, la centesima sicuramente.