Il commento

Elezioni regionali, un segnale per Roma

Nonostante tutti i partiti dicano a parole che le elezioni regionali sono cosa diversa da quelle nazionali, le loro segreterie centrali romane tendono sempre a trasformarle in sondaggi
Robi Ronza
Robi Ronza
26.03.2024 06:00

Sono cinque le Regioni italiane in cui quest’anno si è votato o si voterà per l’elezione di un nuovo Presidente e per il rinnovo del Consiglio ovvero del Parlamento regionale. Sono votazioni significative perché i presidenti di Regione, diversamente dal capo del governo nazionale, in Italia vengono eletti direttamente dal popolo. Si è già votato in Sardegna e in Abruzzo, e si voterà in Basilicata, Piemonte e Umbria. Nonostante tutti i partiti dicano a parole che le elezioni regionali sono cosa diversa da quelle nazionali, le loro segreterie centrali romane tendono sempre a trasformarle in sondaggi su ciò che stanno facendo a Roma.

Perciò i loro leader nazionali partecipano in prima persona alle campagne elettorali regionali, e con la loro stessa presenza tendono a piegarle a referendum sul loro operato e sulle alleanze che hanno stretto in Parlamento. Non sempre tuttavia il gioco funziona. Così è stato in Sardegna, dove si è votato lo scorso 25 febbraio. Qui Alessandra Todde del Movimento 5 Stelle ha portato la coalizione di centrosinistra ad un’inattesa vittoria, sia pure di stretta misura (+0,4 dei voti), sul centrodestra facendo campagna elettorale da sola e rifiutando di farsi accompagnare dai leader nazionali dei partiti che la sostenevano, compreso il suo.  Il suo antagonista di centrodestra, imposto da Roma in luogo del presidente uscente, è stato battuto.

Il «campo largo», ossia l’insieme di quasi tutti i partiti dell’opposizione, che aveva vinto in Sardegna, ha allora sperato di poter vincere anche in Abruzzo, roccaforte di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, dove si votava il 10 marzo. Qui invece il colpo non è riuscito. Gli elettori hanno rieletto alla presidenza della Regione Marco Marsilio, nato e cresciuto a Roma anche se con genitori abruzzesi, che Giorgia Meloni aveva «paracadutato» con successo in Abruzzo cinque anni prima, e hanno ridato la maggioranza in Consiglio alla coalizione di centrodestra.

Si attendono adesso le votazioni in Basilicata, in programma per il 21-22 aprile, e soprattutto quelle in Piemonte, che avranno luogo l’8-9 giugno in concomitanza con le votazioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. La Basilicata è una regione scarsamente popolata - ha meno degli abitanti della provincia di Como - ed è l’unica in Italia ad avere sul proprio territorio giacimenti di gas e di petrolio per i quali incassa delle royalties. Forse anche per questo è pure l’unica in tutto il Sud a non avere le finanze dissestate. Nella regione, che dal 1995 al 2019 era stata governata dalla sinistra, il centrodestra ricandida il presidente uscente Vito Bardi, generale in pensione e già vicecomandante generale della Guardia di Finanza. Contro Bardi, che è di Forza Italia, il Pd, Movimento 5 Stelle e altre cinque liste minori sostengono la candidatura del dem Piero Marrese.

Più importanti di quelle della Basilicata sono indubbiamente le votazioni regionali del Piemonte, regione-chiave e spesso in bilico tra centrosinistra e centrodestra. Qui pure il centrodestra è al potere e ripresenta il presidente uscente, che è Alberto Cirio, vicesegretario nazionale di Forza Italia. Sul lato delle opposizioni sembra, almeno fino ad oggi, che il progetto del «campo largo» non venga nemmeno tentato. Il Partito Democratico, PD, ha già annunciato un proprio candidato alla presidenza della Regione, Gianna Pentenero, e perciò Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle, si è affrettato a dichiarare che il suo partito ne indicherà a sua volta uno suo. C’è però chi pensa che la situazione in realtà sia ancora aperta e, in base all’esito delle votazioni in Basilicata, i due partiti potrebbero ritirare i rispettivi candidati e convergere su un nuovo nome, non un politico ma un personaggio, come si suol dire, della «società civile». Intanto all’Umbria, antica Regione «rossa» ora amministrata dal centrodestra dove si voterà verso la fine dell’anno, non si pensa ancora.

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