Il divano orientale

Elogio dell'autocritica

Ci è imposto conoscere chi, avendo fatto dell’autocritica un fondamento etico, ci ha così profondamente aiutati a riflettere su noi stessi
Marco Alloni
Marco Alloni
28.06.2024 06:00

Ricavo le brevi citazioni che seguono dall’ultimo libro pubblicato da Piergiorgio Odifreddi, C’è del marcio in Occidente, evidenziandone soprattutto una, del Mahatma Gandhi: «Di solito le persone non criticano sé stesse». Il male che maggiormente affligge la nostra specie è in effetti in questa resistenza all’autocritica, che ci induce a soccombere tanto alla propaganda quanto alla demonizzazione dell’Altro. Al contrario, qualora la nostra e le civiltà in genere sapessero fare esercizio di autocritica, ben altro rilievo assumerebbero le critiche che esse rivolgono ai cosiddetti mondi rivali.

Eppure quanti premi Nobel hanno saputo, in Occidente, contribuire al nostro sviluppo morale attraverso lo strumento dell’autocritica! E quanta autocritica orientale o proveniente dal Terzo Mondo potrebbe, a sua volta, favorire un confronto tra civiltà, invece che un muro contro muro di reciproca diffidenza! In quanto occidentali, non spetta naturalmente a noi decidere quanto e se l’Oriente e il Terzo Mondo – o il mondo non atlantico – abbiano saputo produrre autocritica. Ma analogamente ci è imposto conoscere chi, avendo fatto dell’autocritica un fondamento etico, ci ha così profondamente aiutati a riflettere su noi stessi.

Eccoli allora qui, questi paladini dell’autocritica occidentale. A proposito di un Occidente che non gli era per nulla estraneo, Dostoevskji ebbe a dire: «Liberté, Ėgalité, Fraternité. Ma quale libertà? L’identica libertà per tutti di fare quel che si vuole, nei limiti della legge. E quando si può fare tutto quel che si vuole? Quando si ha un milione. Ma la libertà dà un milione a tutti? No!» Ed ecco Einstein, prima contro la discriminazione e poi contro la guerra: «Considero tutte le differenze di classe ingiuste, e in ultima analisi basate sulla violenza (...) Che un uomo trovi piacere nel marciare inquadrato a suon di musica, basta per meritargli il mio disprezzo». Ed ecco Martin Luther King: «Non significa che dobbiamo fare girare al contrario l’orologio della scienza, significa che quando il potere scientifico sorpassa il potere morale, finiamo con l’avere missili guidati e uomini sbandati». Ed ecco Konrad Lorenz: «Il perfezionamento dei mezzi tecnici di persuasione dell’opinione pubblica provoca un’uniformità di idee mai vista in nessuna epoca della storia». Ed ecco Solženicyn, considerato a torto il più filo-occidentale dei dissidenti dell’ex Unione Sovietica: «Il pensiero occidentale di oggi è sostanzialmente conservatore: preservare l’attuale assetto del mondo, affinché nulla cambi! Questo vagheggiamento debilitante dello status quo è il sintomo di una società che è arrivata alla fine del suo corso».

Sono ammonimenti che valgono solo se provengono da noi stessi o da chi a lungo ha frequentato il nostro mondo. Sono i tesori e le primizie dell’autocritica: senza la quale si può solo fare del pianeta una terra eternamente nemica. Parafrasando Socrate: «Critica te stesso, ecco il sommo bene».