La posta di Carlo Silini

Buon Natale alle teste d’uovo di Bruxelles

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Carlo Silini
17.12.2021 06:00

l politicamente corretto non risparmia niente e nessuno. La Commissione europea, tramite un documento interno, considera il Natale una festività poco «inclusiva». Nel bersaglio anche i nomi Maria e Giovanni. Il motivo? Potrebbero risultare «offensivi» per i non cristiani. In nome di una bieca ideologia si vuole sopprimere la cultura di un popolo. La nostra storia e la nostra identità non si cancellano, si rispettano.

Giacomo Realini Caslano

La risposta

Caro Giacomo Realini, va detto che nel frattempo la Commissione europea, sommersa dalle critiche, ha ritirato le cosiddette «linee guida per una comunicazione inclusiva» che suggerivano ai funzionari UE di evitare ogni riferimento a «genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale» e di «non usare nomi propri tipici di una specifica religione». Niente «Buon Natale», quindi, secondo le teste d’uovo di Bruxelles; meglio «Buone Feste», non fa torto a nessuno (leggi: ai non cristiani). Beh, non farà torto ai non cristiani, ma fa torto all’intelligenza e al buon senso degli europei di tutte le razze, religioni e orientamenti sessuali possibili e immaginabili. Vi pare che se dico a un musulmano che vive a Lugano «Buon Natale», questi si senta ferito? Quando è mai successo? È come se io, vivendo – poniamo – in Turchia, mi offendessi se qualcuno mi dicesse «Buon Ramadan» nel periodo in cui in quel Paese molti digiunano per seguire i precetti di una religione che non è la mia. «Buon Ramadan», risponderei senza percepire nell’augurio rivoltomi una virgola di oltraggio alla mia visione del mondo e delle cose. Come scriveva qualche tempo fa Antonio Scurati, proprio commentando questa notizia, «è bene smettere di ingannarsi: la libertà degli altri non nasce dalla repressione di noi stessi». Poi c’è da dire un’altra cosa: da decenni la parola Natale ha assunto una vasta serie di significati «laici» che non c’entrano nulla con la nascita di Gesù. Molti occidentali lo celebrano senza messe di mezzanotte e senza presepi, conformemente a una visione secolarizzata della realtà. Fanno l’albero, le lucine, tagliano il panettone, si vestono da Babbo Natale (un personaggio che, così come lo vediamo nei supermercati e nei film, è stato «inventato» dalla Coca Cola). Per loro, quindi, «Buon Natale» fa riferimento a un mondo simbolico che non ha quasi più nulla da spartire con le narrazioni commoventi e spirituali dei Vangeli dell’infanzia. Se dici «Natale» ognuno si sente libero di pensare al «suo» di Natale, sacro, profano o ateo che sia. Ciò detto, dobbiamo però anche superare una retorica da «Ci hanno rubato il Natale» che torna ogni anno come un disco rotto. L’UE non sbaglia a cercare di promuovere la comunicazione inclusiva in tempi in cui i veleni del razzismo, dell’intolleranza religiosa e del sessismo sono tutt’altro che estinti. L’uso di un linguaggio più neutrale non va bollato come una minaccia alla nostra identità culturale, ma bisogna distinguere gli insulti diretti o indiretti da espressioni che non fanno del male a nessuno. Buon Natale anche ai geni dell’UE, quindi .