I giornali di carta sono diventati superflui?
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Egregio signor Silini, ho letto con piacere il suo «Requiem per un ragazzo annegato» (cfr. CdT del 27 agosto scorso, ndr). Anche quando si tratta di una tragedia umana, i media dovrebbero evitare di regalare il privilegio di essere buonisti oltre ogni limite... suggerire, consigliare un rapporto più reale con la realtà. Anche oggi, nel 2021, l’unica certezza che abbiamo in questa società è la morte (J. Steinbeck, Victor Hugo, oltre emozionalmente leggerli si dovrebbero capire...). Ragionando poi sul dovere d’informazione, l’obiettività, la libertà di pensiero e parola della stampa in Ticino, più di una volta mi sono detto che per essere informato quando si riunisce il Gran Consiglio nella Repubblica e Cantone Ticino, o un Consiglio comunale qualsiasi, o un’Assemblea patriziale devo essere collegato con Internet... Mi chiedo, e le chiedo: quando sono collegato ad Internet il giornale non mi diventa superfluo?
Graziano Carnielli, Bellinzona
La risposta
Caro Graziano Carnielli, il problema teorico esiste, eccome, e per diverse ottime ragioni. Ne cito solo due. Per cominciare, l’informazione sui media elettronici è immediata. Succede un fatto rilevante e, in meno di un minuto, dalle redazioni online parte una notifica immediata che ti raggiunge sul telefonino, sul tablet o sul PC ovunque tu sia. Non sei più tu che devi prenderti la briga di cercare le notizie, sono le notizie che vengono a cercare te! Per quanto possano essere capaci di aggiornare le notizie fino a un minuto prima di andare in stampa, i quotidiani cartacei, invece, escono ogni 24 ore. Sul fronte dell’immediatezza, per loro, la gara contro i media elettronici è persa in partenza. La seconda ragione è che per produrre carta ci vuole legno. Non so fino a quando sia sostenibile l’abbattimento sistematico di piante per produrre milioni di copie di giornali che contengono informazioni che si possono leggere online.
Comincio a rispondere alla seconda obiezione dicendo che resta da vedere se l’online è davvero ecologico come sembra. Il digitale, infatti, ha un suo importante impatto ambientale. Un recente studio di GreenIt.fr (una comunità molto attiva a favore della «sobrietà numerica») ritiene che il digitale utilizzi il 4,2% dell’energia primaria consumata sul pianeta, emetta il 3,8% delle emissioni totali di gas a effetto serra, consumi lo 0,2% di acqua potabile e consumi il 5,6% dell’elettricità prodotta nel mondo. Matière a suivre, quindi.
Alla prima obiezione rispondo che per l’utente l’immediatezza delle notizie è un vantaggio, ma anche un rischio. La buona informazione è come il buon vino, per poterne gustare l’eccellenza ci vuole tempo di maturazione. Il buon giornalismo non si limita infatti a dirti cosa succede, ma ti offre gli strumenti per capire meglio ciò che succede: anzitutto verifica se è vero, poi ti dà il contesto, poi prova a trovare dei paragoni perché tu possa capire il senso delle cose. Penso, quindi, che l’informazione immediata continuerà sui media elettronici, mentre la carta sarà l’oasi di un’informazione in profondità. O almeno lo spero.