La posta di carlo silini

Le due facce del politicamente corretto

San Michele Arcangelo schiaccia la testa del demonio, dettaglio da un’opera di Guido Reni.
Carlo Silini
25.06.2021 06:00

Il politicamente corretto, più conosciuto come «politically correct» rappresenta una corrente ideologica che si basa sull’attenzione meticolosa riguardo al rispetto verso al prossimo, evitando eventuali offese. Tematiche come uguaglianza di genere, etnia, religione, orientamento sessuale o politico compaiono costantemente in primo piano. Un linguaggio e degli ideali che pilotano media, istituzioni e politica, che però stanno precipitando nell’estremismo. Il problema? Nessuno se ne sta accorgendo. Questa filosofia sta omologando le diversità che rendono il nostro mondo variegato. Obbliga moralmente l’opinione pubblica a seguire questa corrente di pensiero, rendendola depensante. Si batte per la democrazia, per la libertà di pensiero e di parola, contrario alla censura, mentre soffoca arte e cultura, iniziando a cercare di rimuovere il quadro di San Michele Arcangelo (1635), perché ricorda la morte di George Floyd e condannando il celebre film «Grease» perché sessista, ignorando il fatto che il razzismo e la disparità di genere non si abbattono occultando opere d’arte. Vale davvero la pena battersi per degli ideali del genere?

Carolina

Scuole Medie Massagno (15 anni)

La risposta

Carolina, grazie per il tuo messaggio che appartiene a un lotto di testi che mi sono stati inviati da alcuni studenti delle scuole che frequenti. Il tema è un tormentone che dura da anni anche se negli ultimi tempi viene declinato con un’altra espressione: cancel culture, cultura della cancellazione. Da noi è una moda che spinge a forme di autocensura e censura ridicole, come quelle che hai puntualmente indicato. Il rischio è di abituarsi a un linguaggio moralmente inattaccabile ma artificiale per non incorrere in figuracce globali. Ne escono epressioni pelose, come «diversamente abile». Ma in certi casi ha senso. Molti evitano di dire di uno che è grasso, vecchio o brutto: magari è vero, ma a volte con la scusa della sincerità si feriscono le persone. Negli USA, invece, è un’arma di pressione su enti pubblici, ditte, partiti e istituzioni perché puniscano un loro membro che propaga concetti discriminatori, un mezzo per veicolare una cultura più attenta alla diversità attraverso un linguaggio pubblico inclusivo e rispettoso. Stiamo comunque parlando di un Paese che non ha ancora risolto il problema del razzismo. E se si vuole cambiare la mentalità gretta di chi si sente superiore per razza o per nascita è giusto cominciare dal vocabolario e dall’eliminazione di espressioni irrispettose o ingiuriose. Da questo punto di vista, il politicamente corretto tutela i deboli dai forti, i diversi dai sedicenti «normali» e dai loro pregiudizi. Il problema, sono gli eccessi. Come la pretesa di censurare il passato con le idee del presente, cancellando le tracce di una cultura che oggi consideriamo sbagliata. A questa stregua non solo dovremmo mandare al macero il quadro di San Michele col piede sulla testa del diavolo, ma dovremmo abbattere il Colosseo perché è il più grande monumento allo schiavismo che sia mai stato edificato.