Il commento

Giù le mani dagli utili della Banca nazionale

Per farsi una idea su questo tema bisogna partire dal fatto che la BNS da molti anni acquista importi enormi di monete estere, specialmente euro e dollari, per indebolire il franco e favorire gli esportatori
Carlo Rezzonico
Carlo Rezzonico
04.06.2022 06:00

Gli utili della Banca nazionale svizzera (BNS) e il loro impiego sono tornati recentemente alla ribalta in seguito al lancio da parte dell’Unione sindacale svizzera di una iniziativa avente lo scopo di modificare la Costituzione federale nel senso che, «qualora l’utile iscritto a bilancio della Banca nazionale sia elevato… una parte di esso è accreditata al fondo di compensazione dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti».

Per farsi una idea su questo tema bisogna partire dal fatto che la BNS da molti anni acquista importi enormi di monete estere, specialmente euro e dollari, per indebolire il franco e favorire gli esportatori. Di conseguenza le sue riserve valutarie sono aumentate oltre misura. Alla fine dell’anno scorso ascendevano a circa 966 miliardi di franchi, molto oltre il Prodotto interno lordo della Svizzera in un anno. Tale somma è stata investita prevalentemente in obbligazioni ed azioni. Con ciò la BNS ha assunto rischi molto elevati poiché, considerati gli importi in gioco, basta un piccolo mutamento nei cambi o nei corsi dei titoli per causare utili o perdite assai consistenti. D’altra parte va considerato che le riserve valutarie non potranno aumentare indefinitamente, anzi sarebbe auspicabile un loro alleggerimento, mediante vendite di divise, allo scopo di ridurre i rischi; in questo caso anche i guadagni della BNS, parallelamente ai rischi, subirebbero una contrazione. Di passaggio faccio questa osservazione: continue forti oscillazioni nei risultati non giovano al prestigio di una banca centrale, la quale dovrebbe infondere fiducia anche mostrando stabilità, solidità e costanza.

Occorre poi sottolineare che la BNS, quando compera valute estere, ne fa salire i corsi e, di conseguenza, anche il valore delle sue riserve e gli utili. Ha quindi il singolare potere di influire fortemente con il suo operato sui prezzi ai quali vengono valutati i suoi stessi attivi; da ciò si desume che una parte degli utili ha carattere artificiale.

Merita attenzione anche il fatto che ogni distribuzione di utili da parte della BNS significa un ampliamento della quantità di moneta in circolazione e dovrebbe essere compensata da un riassorbimento di mezzi liquidi. Il problema ha una dimensione piccola finché le distribuzioni rimangono entro limiti stretti; i fautori dell’iniziativa accennano a importi tra i due e i quattro miliardi, un ordine di grandezza non altissimo nel profilo della politica monetaria. Tuttavia, quando si intacca un principio, è poi facile ottenere ulteriori allargamenti e creare inconvenienti importanti.

L’ultimo punto riguarda gli interessi negativi incassati dalla BNS sugli averi depositati presso di essa: circa 1,3 miliardi nel 2021. La loro applicazione è uno dei due strumenti (l’altro è costituito dagli interventi sui mercati dei cambi) messi in campo per indebolire il franco. Se ne avvantaggiano gli esportatori ma subiscono conseguenze negative i risparmiatori, che ricevono nulla sui loro averi, pur essendo espropriati dall’inflazione e ulteriormente depauperati dall’imposta sulla sostanza. Logico ed equo sarebbe che gli interessi negativi venissero separati dall’utile della BNS e utilizzati per pagare un indennizzo, sia pure poco più che simbolico, ai risparmiatori.

In conclusione: i rischi corsi dalla BNS, per cui una parte molto cospicua degli utili dovrebbe essere trattenuta allo scopo di poter compensare eventuali perdite, le forti oscillazioni degli utili stessi, il carattere artificiale di una loro parte, l’esigenza di una politica monetaria corretta ed i problemi connessi con gli interessi negativi sono argomenti contrari all’iniziativa lanciata dall’Unione sindacale svizzera. I sei miliardi che la BNS, secondo gli accordi in vigore, paga annualmente a Confederazione e Cantoni costituiscono già una distribuzione generosa e non dovrebbero essere affiancati da altre distribuzioni.