Isole comprese

Gnomi, minatori e voglia di spiritualità nel labirinto di sale scavato in 600 anni

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Prisca Dindo
13.02.2022 11:40

Avete in mente quando lo stupore vi lascia a bocca aperta, bloccando qualsiasi vostro movimento? È la sensazione che ho provato quando sono scesa nelle viscere della terra, nella Miniera di Sale di Wieliczka, a una decina di chilometri da Cracovia.

La sua fondazione risale al Medioevo ed è una delle miniere di sale più antiche del mondo. Trecento chilometri di cunicoli che si snodano su nove livelli fino ad una profondità di oltre trecento metri. Oggi possiamo visitare solo una piccola parte di questo immenso labirinto sotterraneo scavato durante seicento anni, ma basta per domandarsi se si è svegli oppure se si sta sognando.

Tutto laggiù è modellato nel sale: stanze, pavimenti, cappelle, lampadari, tavoli, statue. Ci sono pure gnomi di sale all’uscita del claustrofobico montacarichi che trasporta i turisti nel ventre della Terra.

Il buio, la spiritualità o la paura spinsero i minatori a edificare luoghi di preghiera anche laggiù, dove trascorrevano gran parte della loro vita. Dapprima con i materiali classici. Poi, dopo un terribile incendio, scolpendole direttamente nel sale che li circondava. Oggi le stanze in salgemma sono ben duemila!

Fra le creazioni più preziose c’è la grande cappella dedicata a Kinga, la patrona dei minatori, a più di cento metri di profondità. È la chiesa sotterranea più grande del mondo.

Sembra di pietra, visto il suo colore grigio cupo, ma in realtà, è di sale. I minatori impiegarono sessantasette anni per scavarla e decorarla.

Grazie alle miniere, Wieliczka ha sempre attratto i vip. Si racconta che l’astronomo Nicolò Copernico la visitò nel 1493 e che trecento anni dopo il famoso compositore polacco Frederic Chopin si fece calare con una corda nel pozzo pur di non perdersi lo spettacolo dei sotterranei di salgemma.

Oggi il percorso turistico offre uno spaccato della vita in miniera più didattico.

La camera dell’incendio mostra quanto fosse pericoloso lavorare laggiù. È dedicata ai «Penitenti», i minatori che si infilavano nei cunicoli indossando abiti inumiditi, con l’ingrato compito di bruciare il metano prima che provocasse un’esplosione.

Tra una meraviglia di sale e l’altra mi imbatto in un altro gruppo di gnomi e a questo punto chiedo spiegazioni.

La guida racconta che i devoti minatori credevano anche nell’esistenza di piccole creature fatate. «Erano gli gnomi che portavano avanti i lavori quando i minatori tornavano a casa», racconta senza ironia. «Anzi: i minatori – aggiunge – dicevano che alcuni gnomi esaudivano i loro desideri dopo averli salutati con un sorriso!»

Il tono della guida è talmente serio, che per un attimo mi sembra di veder sbucare dietro alle sue spalle un hobbit, una delle piccole creature fantastiche di Tolkien.

Ma è quando raggiungo i laghi sotterranei che il dubbio di ritrovarmi ad Arda, l’universo fantasy inventato dal grande scrittore britannico, diventa quasi realtà.

Sono vasti specchi d’acqua smeraldini, sovrastati dal grigio cupo delle altissime volte di sale. Le scale aggrappate alle pareti a picco scendono verso il basso in un sinistro zig zag. Sembra di essere a Mordor, il regno tolkieniano del malvagio Sauron. Meglio non perdere di vista la guida. Chi non conosce la strada per uscire dal labirinto di sale potrebbe perdersi per sempre in questa incredibile Terra di Mezzo.

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