L'opinione

I benefici della città della musica

Il progetto rientra nel panorama universitario ticinese e intende salvaguardare la continuità della Scuola universitaria di musica nota a livello nazionale e internazionale e delle altre due scuole: il Pre-college e la Scuola di Musica
Ina Piattini Pelloni
Ina Piattini Pelloni
16.12.2024 06:00

Il Conservatorio dovrà riconsegnare gli spazi attuali alla Clinica Moncucco entro il 31 agosto 2027. Analogo il destino della Fonoteca nazionale. Con l’acquisto del sedime SSR, la Città di Lugano crea le basi per la creazione della Città della Musica la cui realizzazione sarà delegata, tramite due diritti di superficie, alla Fondazione CSI e alla Confederazione per la sede della Fonoteca. Il progetto rientra nel panorama universitario ticinese e intende salvaguardare la continuità della Scuola universitaria di musica nota a livello nazionale e internazionale e delle altre due scuole: il Pre-college e la Scuola di Musica, localmente fortemente radicate. Pone inoltre le basi per una condivisione di spazi con diversi attori attivi sul territorio: OSI, Barocchisti, Coro e produzione musicale della RSI nonché Sonart per le musiche attuali.

Non va sottovalutato l’apporto economico: cento e più posti di lavoro a tempo pieno (457 teste), 10 milioni di salari annui, complessivamente 1.549 allievi che frequentano: 348 la Scuola universitaria, un numero programmato di 50 il Pre-college, oltre 800 allievi luganesi la Scuola di musica, più gli allievi delle sedi di Mendrisio, Bellinzona e Locarno. Inoltre una ventina di posti di lavoro della Fonoteca.

Tra i 348 studenti della Scuola universitaria vi sono studenti provenienti da una quarantina di Paesi: generano presenze in Ticino per un indotto importante. Una settimana di work shop con una decina di studenti provenienti dalla Cina, ha generato pernottamenti per circa 100.000 franchi.

L’investimento della Città (21,5 milioni) è inteso una tantum e i diritti di superficie non contemplano alcun ulteriore impegno finanziario. Importante è il sostegno condiviso per un’operazione che da più fonti (non solo ticinesi) è ritenuta di grande prestigio.

V’è quindi da augurarsi che questo bellissimo progetto possa venir realizzato nei tempi e nelle modalità previste a dimostrare che le iniziative pubblico-privato possono funzionare e portare ricchezza al Paese.

Hanno fatto recentemente discutere i costi previsti (80 milioni) rispetto a quanto risultava dallo studio di fattibilità, il cui scopo era sostanzialmente quello di verificare se le quantità edificatorie richieste rientrassero nei limiti dell’edificabilità del sedime.

Il maggior costo, emerso già alla presentazione di tutti i progetti finalisti, ha comportato il maggior impegno finanziario assunto da: Cantone fondo perso: + 0,98 milioni, prestito + 3,2 milioni, Confederazione + 9,66 milioni, Fondazione CSI fondo perso +21,16 milioni. Il maggior impegno della Fondazione è assicurato sia dal capitale della Fondazione che a oggi ha anticipato circa 3,4 milioni per il concorso architettonico e i lavori di progettazione in previsione della presentazione della domanda di costruzione nel febbraio 2025, che da donazioni certificate.

All’indotto economico di cui sopra, si aggiunge l’investimento per la realizzazione di opere edili quantificabili, dedotti costi finanziari e costi indiretti, in almeno 60 milioni, ai quali se ne aggiungono 15-20 per la Fonoteca.

Si può quindi dedurre che 13,4 milioni di contributo cantonale a fondo perso, 18,6 milioni di prestito cantonale e l’investimento della Città (che verrà remunerato grazie al canone del diritto di superficie indicizzato per cui la Città sarà coperta da effetti inflazionistici) generano investimenti per un’ottantina di milioni di franchi.

La mancata realizzazione della Città della Musica avrebbe i seguenti effetti: chiusura del CSI con le sue tre scuole, rinuncia a un dipartimento della SUPSI, danno reputazionale per il Ticino e perdita di credibilità per Lugano a livello nazionale e internazionale, mancato investimento di un’ottantina di milioni di cui il 60% coperto a fondo perso da Confederazione e Fondazione CSI, mancato “regalo” a Lugano e al Ticino di circa una settantina di milioni. Non da ultimo la probabile perdita dell’unica sede svizzera della Fonoteca Nazionale.

A Besso rimarrebbero un sedime e un immobile (protetto) abbandonati.

Ina Piattini Pelloni, presidente della Fondazione Conservatorio della Svizzera Italiana