La posta di Carlo Silini

Il cinema Corso e un piccolo mondo che va scomparendo

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L’insegna della storica sala cinematografica in centro a Lugano. © Archivio CdT
Carlo Silini
17.01.2022 06:00

Sono nato prima della guerra e non sopporto lo spreco. Essendo pure luganese di lunga data, passo ogni giorno in via Pioda, dove inciampo sempre davanti all’insegna luminosa, spenta da vari decenni, del cinema Corso, in uno dei punti più centrali della città. Mi recavo volentieri in quella sala a godermi film di attualità, non solo per la posizione centrale privilegiata, ma anche perché, in attesa della proiezione, ero posizionato su una comoda poltrona di uno dei cinematografi più belli della Svizzera, frutto del genio dell’architetto Tami. Si tratta anche di una costruzione storica datata 1954. Durante le proiezioni annuali dei film dedicati ai Diritti dell’uomo, mi sono reso conto di che spreco sia, e non soltanto di spazio, lasciare una sala di cinema di quelle dimensioni vuota. Al comune mortale piace ancora andare al cinema, anche se la televisione, oggi armata da Netflix, gli fa una spietata concorrenza. Una sala oscura che piacevolmente ci isola, facendoci dimenticare il quotidiano, non potrà mai non sostituire la televisione, per quanto oggi possa esser grande uno schermo TV. Non sta a me incitare i responsabili di questo spreco a trovare una soluzione, ma inviterei pure il Municipio di Lugano a riparare a questo stato di cose, ispirandosi a quanto portato a termine dal comune di Massagno col rinnovo della sala del cinema Lux. Servirebbe anche al decoro della nostra città e alla salvaguardia della settima arte. L’insegna luminosa del cinema Corso merita di esser riaccesa.

Elio Bollag, Lugano

La risposta

Caro Elio Bollag, c’è un piccolo mondo che sta scomparendo. Ricordo che solo a Lugano, dopo la chiusura nel 2006 del Cinema Paradiso e quella del cinema-teatro di Molino Nuovo nel 2015, nel 2019 è stato affidato alle ruspe lo storico cinema-teatro Cittadella per far spazio a una nuova palazzina. Piano piano, le strutture per la programmazione dei film si estinguono. Nel caso specifico lei ha ragione: sia la sala, con i giochi geometrici fra triangoli neri e bianchi, che la zona biglietteria con l’ambientazione sofisticata e un po’ jazz sono una gioia per gli occhi e per lo spirito. Peccato lasciarla vuota quasi tutto l’anno. Il caso del Lux è un po’ diverso perché il proprietario è il Comune che anni fa, se ben ricordo, l’aveva acquisito dall’oratorio. Ma il risultato è stato un salvataggio che ha fatto la gioia dei cinefili cantonali. Speriamo succeda anche con il Corso. Un paio d’anni fa il municipale responsabile della cultura Roberto Badaracco aveva spiegato al CdT che la Città aveva messo gli occhi sulla struttura, cercando di prendere contatto con i proprietari (la Supercinema SA) ma senza risultati. L’idea, sosteneva Badaracco, era di dar vita a una sinergia con il LAC che non ha uno spazio per la rappresentazione cinematografica. Certo ci sarebbero parecchie cose da fare. Le rassegne Cinema in Tasca e il Film Festival del Diritti Umani che vi si tengono ogni anno devono noleggiare dall’esterno server e proiettore digital cinema projector (DCP), materiale che il Corso non ha. Ma sarebbe bellissimo traghettare nel futuro, attraverso la digitalizzazione, un ambiente e un’esperienza estetica e culturale senza tempo che non hanno pari.