L'opinione

Il Farweb è fuori controllo

Tentare di intervenire sui social, con chi non ha il minimo contegno e si autorizza a scaricare le sue frustrazioni personali, è come tentare di dire a un ubriaco fradicio che è ubriaco
19.08.2024 16:08

La presidente del Locarno Film Festival Maja Hoffmann ha lanciato la proposta di spostare la manifestazione non più ad agosto ma al mese di luglio, idea discutibile ma non ancora definitiva. Sui social, sotto ai post dei vari media online, si leggono commenti d'ogni genere, elucubrazioni dai toni pesanti di chi parla del Festival, delle sue dinamiche, delle strategie dell'industria cinematografica, del sistema dell'audiovisivo, senza magari mai aver frequentato il Festival. Par di sentire quel bidello che, a inizio anno diceva: quest'anno vi bocceremo tutti.

Poi ci sono le girandole degli insulti gratuiti e totalmente irrazionali alla persona della presidente. Un vezzo oramai consolidato e socialmente accettato dalla gogna mediatica, che stritola senza pietà tutto quello che incontra, spolpando vive le persone, innescando una vera e propria mattanza. La valanga di commenti infangatori non è rivolta al Festival in particolare, ma al contrario colpisce la presidente, sommergendo e rendendo vano qualsiasi tentativo di reazione da parte di chi, come me, s'illude che il rispetto e l'argomentazione debbano essere gli elementi indispensabili per la convivenza sociale. Tentare di intervenire sui social, con chi non ha il minimo contegno e si autorizza a scaricare le sue frustrazioni personali è come tentare di dire a un ubriaco fradicio che è ubriaco. Sono reazioni che sono spesso lo specchio delle proiezioni dei vissuti di chi non deve stare molto bene perché di questo deve trattarsi, altrimenti non si spiegano certi commenti privi di argomenti, lesivi della vita altrui, che hanno lo scopo di criticare chi ha un ruolo istituzionale, sparando e buttando fango sulle persone. Poi c'è chi confonde la proposta di spostare il Festival a luglio con quella di portarlo in un altro cantone, capendo fauna per sauna, inventandosi altri scenari, come nel gioco del telefono senza fili, con cui si parte dicendo: la moglie di Carlo è buona, e si termina con: la moglie di Carlo è una poco di buono. Nel mucchio dei commenti sui social si leggono queste perle, che ho preso a caso tra i commenti: «che vada a zappare, simpatica come un riccio nelle mutande, megalomane, fö di ball, è arrivata la fenomena, non è una professionista del cinema, la signora è fuori luogo e anche antipatica, genio della comunicazione, menatüron milionaria, decisamente un catafalco».

Nel virtuale il concetto di responsabilità e di rispetto sono a dir poco evanescenti e inesistenti perché non sussiste interazione fisica, e perciò si è autorizzati a dar aria alle fauci, trovando il coraggio di dire tutto di tutti, senza più filtri, contegno e inibizioni. I social sono gli spazi privilegiati per debordare, rivelandosi vere e proprie sputacchiere per scaricare gli sfoghi personali. Mascherati e mimetizzati nell'anonimato della rete quando però questi impavidi eroi del dileggio li incontri faccia a faccia, da istrionici e da invisibili si dileguano nel nulla. Non è necessario scomodare le teorie psicologiche dei bias, della dissonanza cognitiva o dello sdoppiamento della personalità per capire che gli insulti, la diffamazione, e le offese virtuali non sono meno dannose e distruttive di quelle reali. Se non si interviene legislativamente, definendo regole di comportamento, il farweb si estenderà irreversibilmente, diventando un territorio incontrollato perché internet corre, la legge non insegue, e purtroppo lascia fare.