La posta di carlo silini

Il Paradiso si svuota e in terra si svuotano le chiese

Carlo Silini
12.02.2021 06:00

Visto che «la discussione resta aperta» (vedi La Posta di Carlo Silini di lunedì 11 gennaio 2021) io mi preoccuperei di cose più terrene ad es. delle chiese che si svuotano, della penuria di vocazioni nostrane (per cui sempre più preti e suore arrivano da altri continenti) e soprattutto di cattolici che faticano a considerare Gesù non il figlio prediletto di Dio, ma Dio stesso. Mi chiedo: fra altri 2000 anni, quale sarà la ‘nostra’ religione? Se nel frattempo arrivasse un altro Redentore, ci sarebbe una Santissima Trinità 2.0? Al passo con i tempi, caro Silini! E che ne dice delle nostre ragazzine quando candidamente e pubblicamente affermano «io convivo» sottintendendo «ma quale concubina, quale matrimonio in Chiesa, non siamo mica nel Medioevo»? È vero; il Medioevo è stata un’epoca nera, indissolubilmente legata ai famigerati Tribunali ecclesiastici dell’inquisizione, con tanto di bolla papale che approvava la tortura. Si parla di oltre 300’000 processi, con migliaia di persone condannate e giustiziate. Le maggiori imputazioni: eresia, ebraismo, omosessualità, stregoneria (ossia donne e uomini accusati di aver fatto un patto con Satana e di adorarlo in orge terrificanti chiamate «sabba»). Domanda: ma se il Verbo si fece carne per salvarci - riconciliandoci con Dio - chi ha fallito?

Elio Rodelli, Losone

La risposta

Caro Elio Rodelli, non sono sicuro di avere colto il senso ultimo della sua lettera. Ma ho ravvisato alcune questioni interessanti. Dobbiamo preoccuparci delle chiese che si svuotano o della penuria di vocazioni? L’ufficio federale di statistica stima che nel 2016-2018 circa il 35,8% della popolazione svizzera si dichiarava cattolico, il 23,8% protestante e il 26,3% senza appartenenza religiosa. Se si considera che nel 1970 cattolici e protestanti si spartivano quasi l’intera torta delle credenze con numeri vicini al 50%-50%, allora sì, Houston, abbiamo un problema. La secolarizzazione avanza e non c’è da stupirsi se le vocazioni religiose sono scarse. O che i ragazzi, quando decidono di vivere insieme preferiscano convivere che sposarsi. Ho l’impressione che le Chiese stiano attraversando un momento di ridefinizione identitaria e debbano liberarsi da tutto ciò che impedisce loro non tanto di essere al passo coi tempi, ma di essere al passo coi bisogni reali della gente. Pur essendo storicamente vicine alle necessità delle persone, a volte si sono fissate su permessi e divieti assoluti che riguardano la loro vita intima. Come può passare un messaggio del genere oggi, in una civiltà costruita sul pilastro della libertà (e della responsabilità) individuale? Non so chi ha fallito, ma mi piace la risposta che papa Francesco aveva dato in un’intervista concessa nel 2013 ad Antonio Spadaro. «La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi – diceva - è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto».