Opinione

La mancanza di una Politica estera comune europea e la riforma dell’Onu!

L'opinione di Franco Oriti, dottore in Scienze Politiche Internazionali e membro del Comitato ticinese del Movimento Europeo Svizzero (MES)
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Red. Online
11.10.2024 15:37

È trascorso più di un anno dal giorno dall’aggressione di Hamas in Israele e oltre 18 mesi dall’aggressione russa in Ucraina.

Inoltre, le rotte migratorie continuano a moltiplicarsi perché milioni di persone cercano, giustamente, una vita migliore. Gli attuali cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti noi ed evidenti ogni giorno di più da diversi anni ormai.

Tutte tematiche che i nostri singoli Stati nazionali, Svizzera compresa, da soli non potranno mai affrontare e risolvere da soli.

Mai, quindi, come in questo periodo (dal dopo II Guerra mondiale) l’Onu sembra sempre più inerme che mai e mai l’Unione europea (Ue) sembra sempre più passiva che mai.

Un ministro degli Esteri europeo, con una Politica estera comune europea che parlerebbe con una sola voce, avrebbe oggi più voce in capitolo nelle varie sedi diplomatiche sui vari conflitti internazionali e questioni sovranazionali nel cercare di risolvere quelle problematiche sovranazionali sopra elencate che i singoli Stati nazionali, ormai divenuti impotenti, difficilmente potrebbero sanare da soli.

Persino l’Onu sembra stia a guardare perché succube del suo Consiglio di Sicurezza (CdS) e dal sistema di veto che blocca le sue riforme e le sue azioni.

Serve subito una soluzione diplomatica dei conflitti; quale istituzione, se non entità sovranazionali democraticamente costituite e regolate, potrebbero obbligare a ciò? Oggi Usa e Russia, con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza (CdS) all’Onu, sono discordanti e lontani anni luce tra di loro, e grandi paesi, anche in senso demografico, come Cina, India, Brasile, Giappone e Ue stanno a guardare e subiscono ciò che i 5 paesi permanenti del CdS (USA, Russia, Regno Unito, Francia e Cina) decidono di fare, o meglio, di non-fare, perché basta la contrarietà di uno solo di questi 5 Stati per creare l’inerzia totale.

Gli Stati nazionali europei ancora oggi non hanno voluto unirsi per poter influenzare (agendo insieme in un’Ue unita, forte e sovrana), con una sola voce, il corso degli avvenimenti internazionali per perseguire la pace e il benessere per tutti.

Oggi gli Stati nazionali europei sono colpevoli di non dare nessun contributo utile alla pace e le vittime innocenti di tutte queste guerre pesano anche sulle coscienze dei nostri governi nazionali, Svizzera compresa, e delle nostre classi politiche nazionali ed europee.

Non ha senso, quindi, oggi schierarsi da una parte o dall’altra dei contendenti perché il diritto alla libertà, all’uguaglianza e al benessere per tutti i cittadini del mondo è indispensabile e da perseguire sempre. Si tratta di una questione di Umanità. Servirebbe urgentemente una riforma dell’Onu (con CdS senza diritto di veto e allargata almeno a Cina, India, Giappone e Brasile e con un seggio all’Ue al posto della Francia).

Servirebbe subito anche una riforma dell’Ue (anche qui abolire subito il diritto di veto); solo così l’Ue potrebbe fare la differenza guadagnando autorevolezza e capacità di agire (che oggi non ha) e potrebbe cercare di spostare l’asse della politica internazionale verso la democrazia e la pace.

Se noi europei volessimo veramente aiutare a perseguire la Pace nel mondo, dovremmo imparare ad unirci, Svizzera compresa, per poterla ottenere insieme, non solo in Europa ma anche nel mondo intero.