Ghiaccio bollente

La spina nel fianco

Con o senza Spooner? Il Lugano deve trovare presto una soluzione al caso
Ryan Spooner, attaccante canadese del Lugano. ©CDT/GABRIELE PUTZU
Flavio Viglezio
14.10.2019 16:40

Non possono essere due sconfitte di fila a cancellare con un colpo di spugna quanto di buono mostrato dal Lugano nelle ultime settimane. I bianconeri hanno dimostrato di saper offrire un gioco piacevole e al tempo stesso concreto: quando riesce a portare in pista pattinaggio, forechecking e aggressività quella di Sami Kapanen è senza dubbio una buona squadra. Battute d’arresto come quelle contro Friburgo e Losanna fanno parte di un processo di ricostruzione e devono costituire la base sulla quale costruire il futuro prossimo. Una lezione per tornare a mostrare in fretta il volto migliore, fermo restando che in un campionato così equilibrato, con partite ogni due o tre giorni, è impossibile non incappare in serate di scarsa vena.

Detto ciò, resta da verificare se i bianconeri hanno le qualità fisiche e mentali per proporre con continuità e sul lungo termine la dispendiosa filosofia hockeistica di Sami Kapanen. Contro Friburgo e Losanna il Lugano è apparso meno tonico e brillante rispetto alle precedenti uscite. Forse anche perché il coach finlandese sta spremendo come limoni quelli che considera i suoi uomini più affidabili, Taylor Chorney e Atte Ohtamaa su tutti. Il Lugano piace quando tutto il gruppo si esprime al meglio: non ci sono elementi – come Gregory Hofmann, tanto per girare il coltello nella piaga – capaci dal nulla di indirizzare sui binari giusti partite complicate. Anche Chorney e (in parte) Ohtamaa tendono ad eclissarsi quando le cose si complicano.

Il Lugano ha ancora a disposizione – o è meglio dire avrebbe, a questo punto? – l’arma Ryan Spooner. Il canadese potrebbe tornare a giocare a Rapperswil, ma le dieci tribune consecutive non possono più essere giustificate come pura e semplice scelta tecnica. E un suo impiego in terra sangallese potrebbe addirittura costituire un’arma a doppio taglio se l’ex Boston Bruins non dovesse disputare un incontro all’altezza. Ancora di più dopo le parole – incaute? – pronunciate da Spooner in un’intervista tutta frustrazione ed amarezza. Quella imboccata dal giocatore nordamericano sembra insomma una strada senza uscita, a meno che Kapanen non decida di dare al nordamericano quattro o cinque possibilità di fila per capire se può (ancora) recitare un ruolo di primo piano in questo Lugano. Ed allora delle due l’una: o a breve l’attaccante canadese riuscirà a convincere lo staff tecnico ad operare un turnover regolare tra gli stranieri a disposizione o sarà destinato a proseguire altrove la sua stagione.

Perché da un lato un elemento con il suo curriculum non può accettare di vivere un intero campionato come ruota di scorta; e dall’altro il club non può permettersi di tenere in naftalina uno dei suoi giocatori più pagati. Kapanen ha il sacrosanto diritto di operare quelle che considera le scelte più opportune per il bene del Lugano, ma l’impressione è che la situazione sia un po’ sfuggita di mano a tutte le parti in causa. Avrebbe insomma potuto essere gestita in maniera diversa, considerando che Spooner era stato ingaggiato per diventare il trascinatore dell’attacco bianconero.

Ed allora chissà, forse non è ancora troppo tardi. La maggior parte delle squadre di NL riesce a gestire in maniera ottimale cinque stranieri, perché non dovrebbe farcela il Lugano? Certo è che la questione Spooner rappresenta la prima vera spina nel fianco di Hnat Domenichelli: il nuovo direttore sportivo dovrà essere bravo ad estrarla senza provocare ferite importanti.